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Bari e il fattore Var: restano i dubbi sul primo gol del Sudtirol

Il VAR è diventato un fattore nelle partite del Bari. Anche nella gara terminata 2-2 con il Sudtirol il supporto tecnologico del Video Assistant Referee si è dimostrato un aspetto decisivo ai fini del risultato finale, sollevando l’ennesimo polverone. Due gli episodi ‘incriminati’, entrambi nel primo tempo. Sotto la lente d’ingrandimento finisce l’azione che al…

Il VAR è diventato un fattore nelle partite del Bari. Anche nella gara terminata 2-2 con il Sudtirol il supporto tecnologico del Video Assistant Referee si è dimostrato un aspetto decisivo ai fini del risultato finale, sollevando l’ennesimo polverone. Due gli episodi ‘incriminati’, entrambi nel primo tempo.

Sotto la lente d’ingrandimento finisce l’azione che al 21esimo ha portato al vantaggio della squadra altoatesina: Belardinelli, sugli sviluppi di un cross, controlla male il pallone nei pressi della linea di fondo, quindi tocca nuovamente la sfera per tenerla in gioco. L’assistente alza subito la bandierina, per segnalare al direttore di gara Maggioni che il pallone avesse varcato il limite del rettangolo verde. Il fischietto di Lecco ignora l’indicazione e lascia correre. Così il centrocampista del Sudtirol, completamente indisturbato, apparecchia la tavola e serve un assist nel cuore dell’area di rigore sul quale si fionda Tait, che di testa batte Caprile. Pochi attimi durante i quali la difesa biancorossa resta completamente immobile: una condotta ingenua, ma senza dubbio indotta dal gesto plateale del guardalinee che immediatamente aveva sbandierato la presunta irregolarità nello sviluppo dell’azione. A quel punto Maggioni, con evidente ritardo, fischia e annulla, ma viene richiamato al VAR. Dopo una verifica fiume delle immagini l’arbitro concede la rete, ritenendo che il pallone non avesse oltrepassato la linea di fondo campo. I dubbi però restano. Il frame usato per rivedere la decisione non chiarisce la dinamica dell’azione, anche a causa della prospettiva offerta dalla telecamera VAR che non sembra essere di aiuto, essendo dalla parte opposta rispetto a Belardinelli. Per di più con una visuale coperta dalla traversa della porta di Poluzzi.

C’è poi un aspetto, rimarcato anche dal tecnico del Bari, Mignani, nel post gara: quella bandierina alzata che condiziona ineluttabilmente i riflessi dei giocatori biancorossi in area, inducendoli di fatto all’errore. «Una cosa che non ho capito, come ultimamente mi capita», ha tagliato corto l’allenatore, visibilmente irritato.

Il caso in esame resta molto particolare. La ‘giurisprudenza’ del calcio nel 90% di episodi simili pende dalla parte della decisione dell’assistente. Di solito, infatti, nel momento in cui viene segnalato che la palla abbia varcato le linee del campo il direttore di gara ferma sempre il gioco. Quella del San Nicola è dunque una rarità, forse anche diretta conseguenza della possibilità di poter verificare l’azione al VAR. Un caso che però appare come una vera e propria zona d’ombra, tra prassi e applicazione della tecnologia, e che ancora una volta si traduce in bel pasticcio ai danni della credibilità del calcio.

Molto meno controverso è invece l’episodio che al 36esimo ha permesso agli ospiti di trovare il momentaneo 0-2: Mazzocchi, intervenendo in anticipo su Pucino, in area, rifila un pestone al terzino destro del Bari. Il contatto c’è ed è molto evidente, ma viene giudicato ininfluente ai fini dell’azione. Maggioni attende il silent check per ratificare la rete di Odogwu.

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