È il giorno del ‘ritorno a casa’ di Giacomo Manzari. Oggi il 23enne ‘neo’ attaccante biancorosso, barese purosangue, raggiungerà il Bari nel ritiro di Roccaraso. Il 12 luglio 2024 diventerà quindi una data da incorniciare per il classe 2000, insieme alla firma sul nuovo contratto che lo riporta nel capoluogo pugliese, a titolo definitivo dal Sassuolo. Un cerchio che si chiude, a sei anni di distanza dalla maledetta estate del 2018, quando a seguito del fallimento sportivo del Club pugliese Manzari, insieme ad altri talenti del vivaio biancorosso, venne ‘scippato’. Chi fu tra i primi ad accorgersi, quasi dieci anni fa, del talento dell’ex Feralpisalò, Ascoli, Monopoli, Frosinone e Carrarese, è mister Valeriano Loseto.
Loseto, che calciatore è Giacomo Manzari?
«Ha sicuramente estro, è dotato di un buon mancino, fisicamente e tecnicamente è cresciuto tanto negli ultimi anni. Fa molto piacere ritrovarlo a Bari. Ero convinto che sarebbe diventato un calciatore. Già dal 2015-2016, quando giocava con gli Allievi del Bari, nel ruolo di esterno, si notarono subito le sue qualità. L’ho allenato insieme a Lella (centrocampista del Venezia), altro ragazzo barese che è diventato calciatore vero».
Pregi?
«Rappresenta il prototipo di calciatore che vorrebbe avere ogni allenatore: non ha mai fatto un giorno di assenza, ha sempre avuto la cultura del lavoro, fame e voglia di arrivare».
Difetti?
«Era fin troppo bravo in campo, non si lamentava mai delle botte che subiva, oggi è diventato più ‘cattivo’».
Come lo inquadra tatticamente?
«Giacomo può giocare in ogni modulo, tranne nel 3-5-2; a Monopoli ha fatto fatica. Lo metterei dietro le due punte o come sottopunta. Sa fare benissimo la fase di rifinitura. Se dovessi scegliere Io utilizzerei come esterno nei tre davanti. È un calciatore a cui piace partire largo, per poi tagliare verso il centro e colpire con il suo sinistro. Per il resto ha imparato a sacrificarsi nella fase di non possesso. Non rinuncerei mai a lui».
Manzari con Sibilli, che ne pensa?
«Completerebbe la coppia di trequartisti alle spalle dell’attaccante. Sono simili, ma possono coesistere».
È questa la grande occasione di Manzari?
«Assolutamente sì. Ho avuto modo di parlargli. Gli ho detto di giocare sereno e tranquillo. Da barese avrà più pressione addosso. Se riuscirà a gestirla potrà fare un gran campionato. Me lo auguro di cuore. Ha tutte le qualità per poterci riuscire».
La baresità è un problema o un valore aggiunto?
«Noi tifosi baresi siamo bravi ad osannare qualcuno e poi a mandarlo all’inferno. Dobbiamo imparare ad essere più equilibrati. Ma è anche vero che veniamo da anni di delusioni. Coltiviamo il sogno della Serie A. Ma lì bisogna arrivarci con la programmazione. Spero si possa fare un campionato dignitoso, per puntare ai playoff e poi giocarsi la promozione».
Come valuta i primi passi del nuovo Bari?
«La scelta di mister Longo credo sia ben ponderata, come quella del ds Magalini. Il direttore sportivo ha un’esperienza importante, che potrà mettere al servizio della società e dello staff tecnico. Mi è piaciuta la mossa di Favasuli, spero sia quello visto ai playout. Sono contento della conferma di Vicari. Pensando poi al mercato l’importante è che si prenda un uomo d’aria di rigore, che abbia esperienza. Serve un calciatore alla Coda. Non bisogna assolutamente sbagliare l’attaccante».
Ci racconta una curiosità di Giacomo?
«Certo. Conosce l’ambiente dei settori giovanili, dove i ragazzi impazziscono per le scarpe colorate e costose dei grandi campioni. Io gli raccontavo che non è la scarpa da 300 euro, il taglio dei capelli o i tatuaggi che fanno diventare calciatore. Lui mi ha sempre ascoltato, anche fuori dal campo»
E alla fine che scarpe ha scelto?
«È stato uno dei primi a venire al campo con scarpe classiche, le Copa Mundial bianche e nere. Gli hanno portato fortuna».