Crescere negli scontri diretti per diventare “grande”: il Bari «fastidioso per tutti», dote lasciata in eredità dal girone di andata, ha dovuto fare i conti con un rendimento abbastanza in chiaroscuro al cospetto delle prime otto della classe. Fatta eccezione dei successi contro Brescia e Cagliari, ottenuti quando lombardi e sardi erano rispettivamente in prima e sesta posizione, i biancorossi sono usciti dal campo portando a casa cinque pareggi e tre sconfitte.
Tra le gare terminate con la posta in palio divisa a metà spiccano quelle disputate fori casa con Parma e Reggina, alla prima e penultima giornata. 180 minuti molto diversi tra loro, vissuti con un atteggiamento diametralmente opposto: al Tardini, teatro dell’esordio in Serie B lo scorso 12 agosto, il Bari si è presentato con uno spirito sbarazzino e spensierato, mostrando temperamento e qualità, palesando prime avvisaglie in tema di equilibrio. Solo un dettaglio quest’ultimo, in considerazione di un avversario presentatosi ai nastri di partenza come corazzata e accreditato per la promozione. 17 partite dopo, al Granillo, i pugliesi hanno messo in luce l’abito più “sporco“, sacrificando la brillantezza in fase offensiva per reggere l’urto contro la seconda classe, rivelazione della prima parte del torneo.
Dal sapore meno dolce invece i tre pari con Ternana, Sudtirol e Pisa, segno dell’evidente affanno nel passo casalingo. Pieno di rimpianti lo 0-0 contro le “fere” umbre, maturato al termine di gara stradominata dal Bari, sprecone sotto porta. Resterà una delle prove più convincenti al San Nicola, andata però in archivio con l’etichetta di bicchiere mezzo vuoto. Punto guadagnato invece contro gli altoatesini, altra matricola terribile, conquistato grazie alle reti di Di Cesare e ad un’invenzione di Salcedo, che hanno permesso alla squadra di Mignani di pareggiare il doppio svantaggio, evitando la sconfitta. Più equilibrata infine la sfida contro il Pisa, chiusa sullo 0-0. Si tratta di una delle poche partite nelle quali il Bari ha sofferto più del solito l’avversario, accompagnata dalla solita coda di rimpianti, per occasioni non finalizzate sotto rete.
Ascoli, Frosinone e Genoa sono le uniche tre squadre che hanno “ferito mortalmente” i galletti. Tre partite caratterizzate anche in questo caso da storie eterogenee: è senza dubbio la prima quella più pesante e inattesa, perché patita al San Nicola, contro una compagine sulla carta certamente non superiore ai padroni di casa. Prima scivolata del campionato dopo otto risultati utili consecutivi, all’insegna dei record. 90 minuti in larga misura da dimenticare, soprattutto nel secondo tempo. Partita che per la prima volta ha mostrato scricchiolii in fase di possesso, complice la bravura dei marchigiani nell’imbrigliare la manovra biancorossa.
Impossibile da digerire la caduta in terra ciociara, seconda consecutiva in campionato: una vera e propria beffa subita dal Bari al 92esimo, dopo aver giocato per oltre 80 minuti la partita in inferiorità numerica, senza colpo ferire, ma confermando estrema solidità. L’ultimo ko fa parte della storia recente, inferto dal Genoa rivitalizzato dalla cura Gilardino. A decidere in negativo nello scontro diretto per la terza posizione, davanti ai circa 50mila del San Nicola, una fase difensiva non irreprensibile, e soprattutto la scarsa lucidità sotto porta.
Tra rimpianti, amarezze e beffe, a partire dalla sfida del 14 gennaio contro il Parma, che segnerà la ripresa del torneo, toccherà invertire la rotta contro le big: un input, ma anche un obiettivo per provare a sognare.
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Di Redazione26 Novembre 2024