A cuore aperto, senza rimpianti, con il Bari sempre nei suoi pensieri. È Antonio Matarrese, ieri testimonial d’eccezione della mostra Tutti i colori della Puglia, organizzata da ‘Casa Bari Museo del Bari’, in corso di svolgimento nello spazio Agorà del consiglio regionale. «Vedere questi simboli e queste maglie tocca il cuore, il passato non si può cancellare e rappresenta la storia di Bari», ha raccontato con visibile emozione l’ex presidente della Figc, rapito dai ricordi evocati ammirando alcune delle casacche più iconiche della storia biancorossa, comprese quelle del Bari dei baresi guidato da Catuzzi, proprio sotto la sua presidenza.
La famiglia Matarrese e il Bari
L’ex numero uno del calcio italiano ha rispolverato con orgoglio l’impegno della sua famiglia per il Bari: «Abbiamo segnato una pagina importantissima del calcio a Bari. Mio fratello Vincenzo ha dato l’anima. Oggi ci sono i De Laurentiis alla guida del club, ma credo che il cuore dei baresi batta ancora per i Matarrese: nella buona e nella cattiva sorte, si piangeva e si gioiva insieme. C’è quindi l’orgoglio di aver scritto della pagine che nessun altro potrà scrivere a Bari».
Il punto sul Bari
L’84enne Antonio Matarrese, con lucidità, ha fatto il punto sull’attualità della società biancorossa, rivendicando in particolare il legame creato con la gente: «Non vedo come i De Laurentiis possano creare un rapporto simile a quello che abbiamo creato noi per oltre 35 anni. Noi siamo il Bari, altri non sono il Bari». Impossible tuttavia dimenticare gli anni della durissima contestazione messa in atto soprattutto nell’ultimo periodo della gestione Matarrese.
«Una forma d’affetto, come quello dei figli che pretendono dal padre più di quanto possa dare loro», la chiave di lettura dell’ex vice presidente FIFA, spiegando di aver «dato più di quello che fosse nelle nostre possibilità». Antonio Matarrese ha quindi espresso un giudizio più profondo nei confronti della famiglia De Laurentiis: «Ho conosciuto Aurelio, ma evito commenti, essendo un personaggio molto duro e isolato nella sua gestione. Vedo invece il figlio Luigi come una persona seria, che dà l’impossibile. Bisogna accontentarsi. Una cosa è certa: se il Bari arrivasse in A, con la speranza che possa accadere, dovranno cedere il club».
Un assist che l’ex deputato si è auto lanciato per manifestare una posizione netta sul tema della multiproprietà: «Oggi appartiene alla storia del calcio, ma non è possibile che una sola famiglia abbia la proprietà di due società: questo è giusto che non avvenga. Rimpianti? Nessuno. Noi abbiamo messo risorse enormi nel Bari e ancora oggi ne paghiamo le conseguenze. Spero che qualcun altro abbia la fortuna di portare la squadra ai livelli che ha raggiunto durante la nostra gestione».p.r.