Vigilia di campionato per il Bari, che domani alle 16,15 sfida al San Nicola il Benevento dell’ex Stellone. Un’altra gara disseminata di trappole. I biancorossi sono chiamati a riscattare subito il tonfo di Terni, per non mettere a rischio la corsa promozione. Ivan Rajcic, 41enne ex centrocampista di Bari e Benevento, rispettivamente con 94 e 61 presenze e oggi titolare di un ristorante a Spalato, passa ai raggi X la sfida.
Ennesima partita trappola per il Bari?
«Assolutamente sì, perché quando una squadra deve salvarsi gioca in funzione solo del risultato. Per il Bari sarà dura, nonostante giochi in casa. Ma sta andando forte e vista l’autostima e la convinzione che ha acquisito non penso si farà scappare questa vittoria».
Chi ha più da perdere?
«Nonostante la fame del Bari di tornare in A credo che sia il Benevento: i sanniti sono reduci da anni importanti, compresa la A. Retrocedere in serie C sarebbe una grossa mazzata per loro».
Che gara si aspetta?
«Credo che il Bari farà gioco, partirà forte, dettando i tempi. Dall’altra parte il Benevento si chiuderà in difesa, cercando di sfruttare le palle inattive e il contropiede».
Visti gli investimenti fatti da entrambi i club a inizio anno si l’aspettava alla 31esima giornata il Bari quarto e il Benevento penultimo?
«No, in effetti è un paradosso. Ma il calcio è così: ci sono annate inspiegabili. Proprio per questo penso che abbia tanto da perdere il Benevento. D’altro canto a Bari è stato fatto un ottimo lavoro. Si è creata la giusta alchimia e una simbiosi con la tifoseria. Quando accade tutto ciò gli investimenti passano in secondo piano e non incidono sulla classifica».
Si entra nella fase cruciale per la corsa alla promozione: la sensazione è che il Bari debba compiere un salto di qualità per tentare l’affondo decisivo…
«Sono d’accordo. Per quanto la squadra sia importante e forte le manca qualcosa nel confronto con le altre concorrenti».
Cosa deve fare il Bari per non farsi scappare la A?
«Voglio essere chiaro: il Bari ha meno qualità rispetto agli altri, penso a Frosinone e Genoa, ma con il lavoro, la convinzione e la compattezza di squadra si può centrare l’obiettivo. Vista la fame e l’entusiasmo della tifoseria che accompagna la squadra si può fare».
Lei, seppur per metà stagione, ha vissuto lo spogliatoio nel Bari di Conte, che poi venne promosso in A: cosa scatta in una fase decisiva come questa?
«Si parla, si pensa. Ma delle volte le cose vanno da sole. Sono convinto che il Bari ci creda tanto e darà battaglia fino alla fine. E credo nella promozione diretta, piuttosto che nei playoff».
Quanto conta l’atteggiamento famelico in questa fase?
«È fondamentale. Altre squadre anche quando non brillano sfruttano l’episodio grazie alla qualità delle individualità. Il Bari, a differenza di altri, ha sempre dovuto sudare tutti i risultati. E allora capita che si inciampi quando in una partita manchino la qualità e la giusta fame. Tuttavia un calo fisiologico o mentale è da mettere in conto. Sono piccoli dettagli, ma che fanno la differenza».
Scontri diretti tutti fuori casa, uno svantaggio o un’opportunità?
«Il Bari quest’anno è abituato a vincere fuori casa. Credo che ne possa giovare. Può essere un “peso” minore non giocare davanti a 30-40 mila spettatori».
Ma non dovrebbe essere un vantaggio giocare in un San Nicola gremito? Eppure il Bari è solo 12esimo per rendimento casalingo: un bel problema per chi vuol puntare alla A…
«Certo, avessero avuto un buon rendimento casalingo i biancorossi sarebbero primi o secondi in classifica. Il problema è che gli avversari al San Nicola si chiudono. Il Bari per caratteristiche è una squadra che ama ripartire, mentre fa più fatica a costruire il gioco. Per questo in trasferta è più a suo agio».
C’è un centrocampista del Bari nel quale si rivede?
«Maita. Lo seguivo quando era a Catanzaro, mi impressionava già allora. A 19 anni aveva la calma di un veterano. È dotato di visione di gioco e ha la capacità di pensare velocemente. Mi piace molto».
Che traccia le ha lasciato Bari?
«Ho vissuto un periodo bellissimo dal punto di vista personale e di squadra. Quando siamo stati promossi in serie A non c’era posto per me. La soddisfazione più grande è stata essere apprezzato per aver dato sempre il massimo per la maglia».
I De Laurentiis vicini ad un bivio in caso di promozione del Bari?
«C’è poco da dire quando si ottengono così tanti successi. Oggi non ci sono imprenditori di questi livelli. Bisogna tenerseli stretti».