La corsa alla Serie A del Bari passa anche dalla testa e dai piedi di Ahmad Benali: il 31enne centrocampista biancorosso è arrivato a gennaio con il titolo di super esperto della B, e specialista in promozioni. Reduce da una prima parte di stagione complicata a Brescia oggi è in cerca di riscatto, pronto a chiudere un conto ancora aperto, dopo la finale playoff persa un anno fa con il Pisa.
Otto gare che valgono un sogno: il Bari e Benali sono pronti per la volata Serie A?
«Sicuramente! Ci troviamo in una bella posizione di classifica. Siamo pronti, non vediamo l’ora. Affronteremo le ultime gare senza paura, con carattere, grande entusiasmo e con la stessa mentalità di sempre. Al livello personale voglio dare il mio contributo».
Come si riparte dopo la sconfitta di Terni?
«In un campionato così difficile non si può pensare di vincere tutte le gare. Vogliamo subito reagire. Ma c’è poco da rimproverare a questa squadra. Al livello di atteggiamento non ha mai sbagliato. Bisogna imparare anche ad accettare le sconfitte».
Mignani, dopo il pari con il Frosinone, ha definito il Bari “poco coraggioso”: che ne pensa?
«La nostra è una squadra esperta. Al Bari non manca il coraggio, altrimenti oggi non sarebbe quarto in classifica. La stagione è fatta di momenti brillanti e altri meno».
Un gol segnato nelle ultime tre gare: qualcosa si è inceppato?
«Non penso che sia cambiato qualcosa. Durante il campionato può capitare una gara in cui manchi un po’ di fortuna. Sbaglio o il Bari ha il secondo miglior attacco? Sono altre le squadre che devono preoccuparsi della propria fase offensiva».
Mignani ripete sempre che i risultati passino dalla prestazione: nell’ultimo mese e mezzo il Bari ha mostrato un’involuzione sul piano del gioco: come lo spiega?
«Quando ho vinto i campionati (Pescara-Crotone, ndr) è stato importante continuare a fare risultato anche durante le fasi meno brillanti di quelle stagioni. Ed è ciò che sta facendo anche il Bari: questo è un grande segnale. È da mettere in conto un momento nel quale le gambe sono più pesanti. Sono sicuro che il gioco e la fase offensiva torneranno ad essere brillanti».
Lei è tra i più esperti della categoria, con due promozioni alle spalle e una finale playoff: il Bari ha le carte in regola per ambire concretamente alla A?
«Vedo molto bene il Bari. Non si è terzi o quarti per caso. Qui c’è un gruppo vero, di giocatori esperti. Una delle virtù migliori è l’equilibrio: nei momenti brillanti nessuno si sente un fenomeno. Al contrario, dopo una sconfitta, nessuno crede di essere scarso. Tutti sono davvero uniti. Stiamo bene insieme. È una forza fondamentale arrivati a questo punto. Chi gioca titolare e chi entra dalla panchina lo fa con lo spirito giusto. Non sono frasi fatte, ma è la verità».
Ora -6 dal Genoa, con lo scontro diretto a Marassi: aggancio ancora possibile?
«Penso di sì, è fattibile. In queste 8 gare può accadere di tutto. Il Genoa era costruito per vincere tutte le partite. Il fatto di rincorrerlo deve far capire il valore del nostro campionato».
Prima Benevento e poi Sudtirol, vera sorpresa del torneo: è da lì che passa la A?
«Non credo siano decisive. La classifica è corta. Ora non bisogna lasciare punti per strada. Chi sbaglierà di meno avrà la meglio. Mi aspetto ancora sorprese».
Parliamo un po’ di lei. Una gara da titolare con il Cagliari, poi solo brevi apparizioni: è quello che si aspettava?
«Sinceramente non mi aspettavo nulla. È chiaro che vorrei giocare sempre titolare, ma so che la rosa è ampia. Cerco sempre di dare il massimo e mettermi a disposizione del mister».
La definiscono un jolly del centrocampo: al netto della disponibilità qual è la sua zona “confort”?
«Lo dico da quando ho 20 anni: che faccia la mezzala, il centrale o il trequartista sono contento. Amo toccare e giocare il pallone, in quel ruolo riesco a farlo meglio. Ho giocato anche sulla fascia, ma dico la verità, non mi ha fatto impazzire».
Mignani l’ha inserita anche nell’elenco dei possibili “play”: è una soluzione che avete provato?
«Sì, ho giocato in quel ruolo a Crotone e a Pescara, facendo molto bene. Mi piace molto perché mi permette di essere nel vivo del gioco. Sento di essere in grado di farlo».
È corretto affermare che il Crotone e il Pescara abbiano conosciuto il vero Benali?
«Direi di sì, ma anche i primi tre anni a Brescia sono stati positivi. Tornare lì l’estate scorsa si è rivelata una scelta sbagliata, che ho un po’ pagato. Ma non vedo alcun motivo per il quale non possa ritornare il giocatore che sono stato. Sto bene sia al livello fisico che mentale».
Crede di poter rappresentare un valore aggiunto nella corsa alla A?
«Mi piacerebbe essere protagonista, ma ora l’obiettivo personale non conta più. Sono pronto e concentrato soltanto sugli obiettivi del gruppo».
Bari più un motivo di fuga da un ambiente difficile o più un riscatto verso se stesso?
«È stata una scelta voluta da entrambe le parti. Appena ho saputo di questa possibilità non ci ho pensato due volte. Mi ritengo fortunato ad essere a Bari. Voglio solo voltare pagina».
Cosa le ha chiesto Polito?
«Di continuare a fare quello che ho sempre fatto. Mi hanno sempre rispettato nello spogliatoio e in campo ho dato il massimo».
Che dote le hanno lasciato i primi due mesi a Bari?
«Arrivare in uno spogliatoio nuovo e integrarsi subito non è facile. Ho girato tanto, qui dopo due tre giorni mi sono sentito subito parte della squadra».
Qual è l’allenatore che ha inciso maggiormente nella sua carriera?
«Ho “rubato” qualcosa un po’ da tutti, sia al livello umano che professionale. Dal punto di vista calcistico Zeman, Stroppa e D’Angelo, sono persone che mi hanno insegnato tanto».
Se si guardasse allo specchio si rimprovererebbe qualcosa?
«Cerco di dare sempre il massimo, in campo, come in allenamento. È la mia mentalità. Per questo non ho rimpianti. Tranne il ritorno a Brescia».
Cosa apprezza maggiormente di Bari?
«Mi fa piacere essere arrivato in un momento positivo, pieno di entusiasmo. Vivo per il calcio e adesso mi trovo in una città che vive di pallone. Vedere lo stadio pieno nella gara contro il Frosinone è stato emozionante. È qualcosa che ti dà una carica in più. Sapevo l’importanza di questa piazza, ma finchè non la vivi non si può spiegare cosa significhi giocare a Bari».