Addio a Franz Beckenbauer: il ricordo del pugliese De Matthaesis che giocò con il “Kaiser” nei Cosmos

La storia calcistica di Franz Beckenbauer s’intreccia anche con la Puglia, e precisamente con i Monti Dauni, sia pure dall’altra parte dell’Oceano Atlantico. Ed è una storia di migranti.

Si perché il Kaiser del calcio tedesco, pluricampione, a un certo punto della sua vita ha deciso di fare le valigie ed è andato negli States, a giocare in una squadra di New York dove vestivano la maglia tanti campioni come Giorgio Chinaglia e in precedenza, O Rey Pelé, ma anche Ferdinando De Matthaesis, detto Ferdi, giovane attaccante talentuoso da Alberona, piccolo borgo dei Monti Dauni, capace di mettere a segno, in quattro campionati e 38 presenze, 17 reti e 12 assist.

Oggi, a 62 anni, De Matthaesis allena le giovanili del Miami United, compagine della terza serie statunitense, dove lo abbiamo raggiunto telefonicamente. «Quando arrivò Beckenbauer al Cosmos ero poco più che ventenne. Lui era già stato ingaggiato in un periodo precedente, poi era rientrato in Germania per tornare agli inizi degli anni Ottanta. Era un professionista preciso, metodico, che non dava molta confidenza fuori dal campo. Poi però diventammo amici. Lui si sentiva cittadino europeo, ma non conosceva la Puglia e la mia terra che io gli raccontavo: l’ho anche invitato ad Alberona, ma i suoi impegni non lo hanno mai permesso».

De Matthaesis ha condiviso i campi da calcio americani con grandi campioni del calcio e del kaiser Franz ricorda il suo approccio al mondo dello sport e la sua rigorosità e rispetto. Tanto che la esuberanza giovanile dell’italiano venne presto redarguita da Beckenbauer. «Una volta in allenamento volevo fare il fenomeno e ho saltato con un beffardo pallonetto il portiere. Beckenbauer non disse nulla in campo, poi negli spogliatoi si avvicinò e mi disse, nel suo inglese un po’ stentato, di avere sempre rispetto degli avversari e di non prenderli mai in giro».

Tanti i ricordi condivisi con Beckenbauer, ma è la sua eredità calcistica che lo fa ancora vivere nel lavoro di allenatore di De Matthaesis. «Ai miei ragazzi insegno sempre l’approccio al campo e la visione di gioco di Beckenbauer. In campo aveva una grande personalità e la capacità di giocare senza guardare la palla. Sapeva sempre dove sarebbe finita e giocava sempre a testa alta. Ecco la dote che cerco di insegnare ai miei allievi: giocare a testa alta e avere cognizione del campo e della posizione degli avversari e dei compagni di gioco».

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