La malattia da reflusso gastroesofageo consiste nel reflusso del contenuto gastrico nell’esofago, con pirosi (bruciore) retrosternale specialmente dopo i pasti o in posizione orizzontale. Altri sintomi possono essere correlati a una difficoltà digestiva, con nausea, ma anche a laringite cronica, con tosse, raucedine, sensazione di nodo alla gola con difficoltà alla deglutizione e dolore toracico che può essere confuso con quello di natura cardiaca. In alcuni casi possiamo avere anche crisi asmatiche o complicazioni quali ulcere o stenosi (restringimenti) gastroesofagee.
Questo disturbo colpisce circa il 20% della popolazione europea, mentre è meno diffuso altrove. Molteplici possono essere le cause, che variano da quelle alimentari a quelle anatomiche, da quelle funzionali a quelle farmacologiche. Sicuramente soggetti obesi o donne incinte possono essere maggiormente a rischio. A livello simbolico va considerato il significato dell’acido cloridrico, ovvero il principale componente dei succhi gastrici. Questo è legato a una manifestazione di aggressività che in qualche modo vuole straripare con la forza irruenta della rabbia, ma viene tenuta sotto controllo da un soggetto razionale, che reprime il naturale istinto di ribellione e dissenso, subendo educatamente e passivamente.
Come sempre i medicinali omeopatici possono essere un’ottima strategia terapeutica. In questo caso useremo iris versicolor e robina pseudo acacia come prima scelta in quanto efficaci in casi di pirosi del tubo digerente unita a ipercloridria. Assoceremo argentum nitricum se c’è anche un’importante componente ansiosa, nux vomica se ci troviamo in presenza di abuso di alcol, nervini o farmaci e lycopodium clavatum in casi in cui abbiamo cefalee digestive e scarsa autostima.
Molti anche i fitoterapici utili per questo tipo di disturbo: altea e malva per effetto delle mucillagini possono essere responsabili di un effetto barriera, che protegge la mucosa dalla risalita del contenuto acido. Gli antichi confidavano molto su di essi, tanto che in greco “àltheo” significa guarire e pertanto con questa accezione veniva considerata la pianta. Plinio e la tradizione romana invece sceglieva la malva per svariati disturbi che in epoca rinascimentale fu definita “omniamorba” ovvero efficace per tutti i mali. Entrambe, comunque, fanno parte della storica tisana che da oltre duecento anni gli erboristi si tramandano e che è composta da fiori di papavero, tasso barbasso, viola mammola, tossilaggine, sempiterno di montagna e appunto altea e malva. Una curiosità: questa tisana è passata alla storia come quella dei quattro fiori, anche se ne contiene sette, probabilmente perché queste piante non sono sempre disponibili contemporaneamente e quindi un tempo si pensava che ne bastassero almeno quattro componenti. Tale infuso è efficace per le affezioni del cavo orale, antitussigeno ed espettorante.
Ma torniamo al reflusso e vediamo come comportarci a tavola: mangiare piccole quantità di cibo ed almeno cinque volte al giorno è l’indicazione più comune ma anche quella di maggior buon senso. Basti pensare che i longevi di ogni parte del mondo, da Okinawa all’Ogliastra adottano queste regole. Inoltre è utile masticare lentamente e a lungo e non assumere posizione verticale subito dopo i pasti. Evita alcolici, caffè, soft drink, alimenti ricchi di zucchero, fritture e cereali raffinati, ma scegli quelli integrali e pesce cotto al vapore. Tra le verdure privilegia le crucifere. Se c’è già anche una gastrite mangia i quattro frutti salva-stomaco: le banane per proteggere la mucosa, le pere per normalizzare il ph gastrico, la papaya che per mezzo dell’enzima papaina svolge un’azione lenitiva e cicatrizzante e il fico d’India che attraverso le sue mucillagini è in grado di neutralizzare l’acidità.