Via alle celebrazioni per i 100 anni dell’Università di Bari. Bronzini: «Pensiamo al futuro»

Sono cominciate le celebrazioni per il centenario dell’Università degli studi “Aldo Moro” di Bari.

A dare il via agli eventi che condurranno al 15 gennaio 2025, giorno in cui l’Ateneo barese compirà il secolo di vita, è stata l’apertura dei cancelli su piazza Umberto, chiusi dal 2018.

Presenti, fra gli altri, il rettore Stefano Bronzini e la presidente del Consiglio regionale pugliese, Loredana Capone.

In uno dei cortili dell’antico palazzo dell’Ateneo è stato svelato il logo del centenario, che accompagnerà l’università per tutto l’anno.

Successivamente è stata inaugurata la nuova biblioteca di comunità di UniBa, nei locali che in passato hanno ospitato la biblioteca nazionale, spostata nel 2004 nella sede dell’ex macello. La biblioteca può ospitare oltre 200mila libri, nelle prossime settimane si procederà alla loro collocazione.

La struttura fa parte del progetto Community library, grazie al quale in Puglia sono nate 130 nuove biblioteche di comunità messe in rete con quelle già esistenti. Per la presidente del Consiglio regionale si tratta di «un luogo del sapere, della formazione ma anche un posto di condivisione per gli studenti e per chi vorrà farne parte. Un punto di riferimento – ha aggiunto – per nuovi progetti studio che unisce il passato e le nuove tecniche di conoscenza».

«Aprire una porta – ha detto Bronzini – ha un valore simbolico ma anche fattivo, perché significa anche rimettere in funzione l’intero edificio. Aprire una biblioteca – ha aggiunto – significa portare avanti un progetto avviato dal professor Petrocelli alla fine del suo mandato. Lo facciamo pensando al futuro con lo svelamento del logo della nostra università che ci accompagnerà per tutto l’anno».

Il rettore dell’UniBa si è detto «entusiasta perché so su quale linea sto, sono per la difesa dell’università statale perché ha coniugato nel tempo ricerca e formazione, innovazione e possibilità di creare figure professionali diverse. Credo – ha concluso – che ci sia molto da lavorare, anche di fantasia, vorrei tanto che qualche studente oggi mi racconti il mondo che io non potrò vedere».

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