«Siamo fortemente convinti che l’istruzione debba essere fuori dalle materie oggetto di decentramento regionale»: a dirlo chiaro e tondo è Ezio Falco, segretario generale della Flc Cgil Puglia, che così commenta l’ipotesi di introdurre una differenziazione dei salari sulla base del costo della vita nelle varie zone del territorio italiano.
«Se da un lato questa proposta ci riporta indietro a cinquant’anni fa, al sistema delle cosiddette gabbie salariali, dall’altro si connette al progetto di autonomia differenziata che questo Governo si è impegnato a portare avanti fin dal suo insediamento e che spaccherebbe il Paese in tanti Stati disorganizzati e disarticolati, minando alle fondamenta i principi costituzionali di eguaglianza, unità e solidarietà nazionale», aggiunge Falco.
I programmi del governo Meloni finiscono nel mirino anche degli studenti, già contrari al dimensionamento degli istituti inserito nella legge di bilancio per il 2023 che, a loro parere, comporterà la chiusura di più di 40 scuole in Puglia e oltre 700 in tutto il Paese. «Questa proposta, unita a quella della differenziazione dei salari sulla base del costo della vita nelle varie zone d’Italia – sostiene Stefano Mariano, coordinatore dell’Unione degli studenti di Puglia – rischia di rivelarsi una bomba sociale impressionante tanto per la nostra regione quanto per l’intero Paese, creando una netta distinzione nella didattica e nel diritto allo studio tra regioni ricche e regioni povere e incrementando il divario tra Nord e Mezzogiorno». Una critica forte, infine, anche all’approccio adottato dall’esecutivo Meloni per quanto riguarda un tema strategico come quello della pubblica istruzione: «Siamo molto contrariati rispetto all’impianto che il ministro Giuseppe Valditara sta dando alla scuola pubblica – conclude il coordinatore regionale dell’Unione degli studenti pugliesi – perché, ancora una volta, si tratta di un metodo che esclude completamente l’indispensabile confronto con gli studenti».