Scuola, la Consulta boccia la Puglia: «Sul dimensionamento la competenza è dello Stato»

Sono ore difficili per la scuola pugliese. Due giorni fa la certezza che il Piano di dimensionamento 2024/25 arriverà in Giunta anche senza la benedizione dei sindacati. Ieri il deposito della sentenza 223/2023 della Corte Costituzionale in cui si dice a chiare lettere che il dimensionamento e l’assegnazione del contingente organico degli istituti rientra nelle competenze dello Stato e, per questo, i ricorsi di Puglia, Emilia Romagna e Toscana contro le relative disposizioni contenute nella Finanziaria 2023 vengono rigettati. L’organo di garanzia costituzionale aveva anticipato la sua decisione con un comunicato già il 22 novembre, dopo l’udienza dibattimentale. Ora, però, le precisazioni contenute nel documento sono il dito nella piaga. In sostanza, dice la Corte, «le norme contestate dalle regioni si fondano, in via prevalente, su diversi titoli della competenza esclusiva statale, quali, in particolare, ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato e norme generali sull’istruzione». La sentenza precisa anche che la normativa statale si pone l’obiettivo di dare attuazione alla riorganizzazione del sistema scolastico prevista dal Pnrr per renderlo «più efficiente e più efficace».

«Il ridimensionamento scolastico avrà importanti ripercussioni nella scuola pugliese; non solo è inutile ma anche terribilmente doloroso e dannoso. – ha detto l’assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro, Sebastiano Leo, commentando la sentenza – Speravo sicuramente che la Corte potesse ritenere valide le motivazioni della Regione Puglia. Resta incomprensibile la scelta del ministro Valditara di parlare di investimenti economici mentre si taglia sulle autonomie, che economicamente non costituirebbero una differenza importante».

Subito dopo la decisione della Corte, Regione si è messa al lavoro per proporre un Piano che mettesse d’accordo sindacati, enti locali e istituzioni scolastiche. Il margine di tempo per intervenire sul documento presentato ad agosto era, però, molto risicato e la concertazione con le parti sociali non è andata a buon fine. Se vuole evitare il commissariamento, Leo deve portare il Piano in Giunta entro il 31 dicembre.

È la prima volta che ci si trova di fronte a tagli di questa entità. Secondo il Piano che Regione Puglia sta per approvare, il prossimo anno spariranno 58 autonomie scolastiche e ci saranno 24 istituti con una popolazione studentesca compresa tra i 1.400 e i 1.800 iscritti. Nel 2012 la Puglia la spuntò perché l’allora governatore Vendola fece ricorso contro il decreto n. 98/ 2011 del Mef (governo Berlusconi) e lo vinse. Il decreto imponeva ai territori accorpamenti con la creazione di istituti comprensivi con un minimo di mille alunni. Ora, invece, sono oggetto di riorganizzazione le scuole del primo ciclo attive nei comuni che hanno una media di scritti inferiore a 925.

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