Il professor Fatiguso del Poliba nuovo presidente nazionale di ArTec

È Fabio Fatiguso, 54 anni, ordinario di Architettura tecnica presso il Politecnico di Bari, il nuovo Presidente nazionale di Ar.Tec., la società scientifica di Architettura tecnica italiana, per il triennio 2022-2025.

Fatiguso è stato eletto dall’Assemblea generale che si è tenuta all’Università di Genova.

ArTec, nata per promuovere l’innovazione in ambito edilizio, la crescita culturale e professionale di studiosi, ricercatori e operatori nell’ambito dell’ingegneria edile e dell’architettura infatti, nasce nel 2002 proprio a Bari, presso il Politecnico. L’atto costitutivo di ArTec venne registrato nel 2003. La comunità che rappresenta è quella che si raccoglie intorno alla disciplina dell’Architettura Tecnica, la cui tradizione accademica conta circa 150 anni di storia. La centralità assunta da questa disciplina è cerniera tra due mondi, quello dell’ideazione e quello della fattibilità costruttiva.

Il neo Presidente. Fabio Fatiguso, Laurea con lode in Ingegneria civile presso il Politecnico di Bari, dottore di ricerca in Ingegneria edile presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, insegna “Recupero e riqualificazione degli edifici” nel Politecnico di Bari e nel Master in European construction engineering presso l’Universidad de Cantabria a Santander, in Spagna. Dal 2019 è Prorettore e Presidente del Presidio di qualità di Ateneo del Poliba e responsabile scientifico del laboratorio di Tecnologie edilizie del dipartimento DICATECh dello stesso Politecnico. La sua attività scientifica e di ricerca si concentra sul recupero edilizio e la manutenzione del patrimonio edilizio storico e delle architetture tradizionali mediterranee. È autore e co-autore di 6 libri e di oltre centodieci articoli e contributi in riviste internazionali. È inventore di 3 brevetti.

«La mia presidenza – commenta Fatiguso – sarà caratterizzata da 4 parole chiave: continuità per consolidare e rafforzare le azioni e le iniziative già intraprese; comunità, quale casa comune in cui riconoscersi come persone e studiosi; partecipazione: tutte le sensibilità devono avere voce e tutti sono chiamati a dare il loro contributo e infine, condivisione, per promuovere la circolazione delle informazioni e delle best practice all’interno e all’esterno di essa».

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