La decisione dell’Istituto comprensivo di Salice Salentino – Guagnano di introdurre i grembiulini verdi, anziché quelli blu e rosa, per le bambine e i bambini che inizieranno il primo anno di asilo, ha un «sapore di uguaglianza». Lo afferma la presidente del Consiglio regionale della Puglia, Loredana Capone, in un post pubblicato su Facebook.
«Ci sono simboli che riescono a far interiorizzare diritti abbattendo barriere precostituite, che non hanno alcun fondamento di giustizia sociale. Simboli che accelerano processi democratici che molto spesso hanno richiesto secoli», evidenzia Capone.
L’iniziativa è stata adottata dalla scuola su proposta della commissione Pari opportunità del Comune di Guagnano.
Introdurre grembiulini di un solo colore «non vuol dire negare o sopprimere le differenze, ma “far sentire tutti uguali” – sottolinea Capone -, nessuno escluso. Lo si fa a scuola, nel luogo a cui riconosciamo l’autorevolezza dell’insegnamento, il luogo della crescita e della formazione. Perché non è solo questione di colore. Il problema è nei messaggi impliciti connessi: blu è più forte, più deciso, più potente quindi uomo; rosa più debole, più tenue, più delicata, quindi donna», aggiunge la presidente del Consiglio regionale.
Per Capone «il problema non è il colore. Il problema è quando il colore crea esclusione, quando divide e apre uno spartiacque tra chi è forte e chi è debole, chi domina e chi subisce: a lui quei giocattoli, a lei quegli altri, per lui quelle materie, quelle funzioni, quegli studi, per lei quegli altri».
Si tratta di «stereotipi che non hanno alcuna reale giustificazione, stabiliti da una vecchia società patriarcale che cerca in tutti modi di restare ancorata, imponendoli sotto la minaccia della “anormalità” a tutti coloro che non si riconoscono integralmente in quelle maschere blu o rosa».
Per la presidente del Consiglio regionale pugliese la decisione dell’Istituto comprensivo di Salice Salentino – Guagnano «è fortemente educativo. Un atto assolutamente democratico e nello stesso tempo rivoluzionario e pragmatico, come quello che ci chiede la nostra Costituzione all’articolo 3: “Senza distinzione di sesso”».