Cooperazione con le università di Israele: anche a Bari parte la protesta degli studenti

Quella che si preannuncia nelle università italiane è una calda primavera. Partono oggi le manifestazioni studentesche contro le collaborazioni accademiche tra gli atenei italiani e le università dello stato di Israele. Nel mirino, in particolar modo, è finito il bando scientifico pubblicato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci) lo scorso 21 novembre e il suo “dual use”, ossia la possibilità che i risultati derivanti dalle ricerche possano essere utilizzati anche per fini militari.

Le manifestazioni coinvolgeranno venticinque atenei italiani e tra questi anche l’Università degli studi di Bari “Aldo Moro”. La situazione è di alta tensione e il palazzo Ateneo è sorvegliato speciale dalle forze dell’ordine, che già ieri hanno iniziato a pattugliare gli ingressi. A riferirlo sono stati gli stessi attivisti dell’organizzazione Cambiare rotta che hanno parlato di università «ridotta a caserma». Camionette del reparto celere della polizia di stato si sono appostate all’ingresso di via Nicolai, a riprova della particolare attenzione che la situazione sta suscitando tra le forze dell’ordine.

«Mentre tutti si riempiono la bocca di dialogo, la risposta è la militarizzazione della nostra università – dichiarano da Cambiare rotta – Noi non ci fermeremo e continueremo qui a Bari, a costruire l’appuntamento della seduta di senato accademico straordinaria per chiedere che il Bando Maeci non venga approvato, che sia interrotto qualsiasi rapporto e accordo fra le nostre università e Israele. Non vogliamo che le nostre università siano complici ulteriormente di questo genocidio».

Ma quali sono gli aspetti contestati dagli studenti? Il bando, in scadenza il prossimo 10 aprile, rientra nell’ambito delle attività previste dall’Accordo di Cooperazione Industriale, Scientifica e Tecnologica tra Italia e Israele; quindi la direzione generale per la promozione del “Sistema Paese” del Maeci, per la Parte italiana, e il ministero dell’Innovazione, Scienza e Tecnologia (Most) per la parte israeliana. I progetti selezionati dalle autorità italiane e israeliane, si legge, saranno «finanziati mediante contributi che verranno erogati a ciascun partner dalle proprie autorità». Gli obiettivi del bando, che si rinnova ogni anno, per il 2024 riguardano proposte fra gruppi di ricerca italo-israeliani per ricerche congiunte su tecnologie per la salute del suolo (nuovi fertilizzanti, impianti nel suolo), tecnologie per l’acqua (trattamento dell’acqua potabile, trattamento dell’acqua industriale e fognaria, desalinizzazione dell’acqua) e ottica di precisione, elettronica e tecnologie quantistiche «per applicazioni di frontiera, come i rivelatori di onde gravitazionali di prossima generazione». In tutto verranno selezionati 11 progetti congiunti con il finanziamento massimo totale di 1,1 milioni di euro. La contestazione degli studenti è rivolta proprio alle tre tipologie di ricerche che saranno finanziate. Esse, infatti, potrebbero essere utilizzate dalle autorità israeliane anche per finalità non propriamente civili o accademiche. Il pericolo paventato dai manifestanti è che i risultati delle ricerche siano impiegati a fini bellici, soprattutto nel conflitto ancora in corso contro la Striscia di Gaza.

L’appuntamento barese del circuito nazionale di proteste è previsto per oggi, in concomitanza con la seduta straordinaria del Senato accademico. Il presidio è fissato per le 13 nell’atrio di via Nicolai. Alle 14, invece, una delegazione di Cambiare rotta sarà accolta dal rettore all’interno del Senato accademico. Sono all’incirca cinquanta le università italiane che saranno coinvolte in questa fase di agitazione, con momenti talvolta di altissima tensione. Ieri, gli studenti hanno occupato il rettorato dell’università di Napoli “Federico II”, facendo salire l’allerta in tutti gli atenei nazionali.

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