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Bari, è caos per il trasloco dell’IISS Romanazzi: «No allo spostamento a Madonnella»

Entro la fine del 2026 l’IISS Romanazzi di Bari sarà protagonista di un radicale intervento di riqualificazione. Verranno impiegati 12 milioni di euro, derivanti dai fondi del Pnrr, per la sua demolizione e totale ricostruzione. In attesa che i lavori vengano completati le classi e gli uffici tecnici dovranno essere dislocati in diverse altre sedi…

Entro la fine del 2026 l’IISS Romanazzi di Bari sarà protagonista di un radicale intervento di riqualificazione. Verranno impiegati 12 milioni di euro, derivanti dai fondi del Pnrr, per la sua demolizione e totale ricostruzione. In attesa che i lavori vengano completati le classi e gli uffici tecnici dovranno essere dislocati in diverse altre sedi sul territorio. Ma a oggi non è ancora stata trovata una soluzione che metta d’accordo la dirigenza scolastica, il consiglio di istituto e la Città Metropolitana che gestisce il progetto. Come viene spiegato in una lunga nota firmata dal presidente del consiglio di istituto e dal rappresentante degli studenti, nel corso di una riunione di servizio, lo scorso 31 luglio, con il dirigente dell’ufficio tecnico della Città Metropolitana e il consigliere delegato Marco Bronzini, la preside Rosangela Colucci chiedeva di trovare al più presto una soluzione per sistemare le classi dell’istituto nello stesso quartiere San Pasquale dove si trova attualmente il Romanazzi.

Dalla scuola erano arrivate anche delle proposte su come sistemare al meglio gli studenti e il personale limitando i disagi: tra le ipotesi il trasferimento di 7 classi di liceo nel plesso “Scoppio” (appartenente allo stesso Romanazzi), altre nel plesso della scuola media Laterza, in via Zanardelli, e infine alcune classi negli spazi dei vicini Panetti e Perotti.

«In particolare – spiegano nella nota dal consiglio di istituto – si chiedeva di organizzare la dislocazione delle classi tra il nostro plesso Scoppio, la scuola Laterza – De Amicis, che a oggi ha reso disponibili solo 8 classi con accesso unico dalla scala di emergenza di via Gobetti (situazione paradossale non essendo consentito l’ingresso dal portone principale nè l’uso di spazi al piano terra per eventuali uffici) e altre aule presenti nei plessi Panetti e Perotti, di fatto liberi ma dichiarati occupati poiché la Città Metropolitana non ha mai fatto sopralluoghi accurati».

Questa soluzione prospettata dalla dirigente Colucci sarebbe stata temporanea nel frattempo che venissero ultimati i lavori nell’ala destra del plesso Scoppio, in corso da ormai due anni, «bloccati perché la Città Metropolitana, essendo in ritardo con il completamento di un semplice monitoraggio dei fondi europei utilizzati nella prima fase dei lavori, non aveva programmato la nuova erogazione per avviare il completamento del cantiere».

Da qui la necessità, prospettata dalla Città Metropolitana di dover trasferire le classi del Romanazzi necessariamente presso l’Istituto religioso in corso Sonnino, a Madonnella, dove «sono previsti dei lavori di adeguamento e di rifacimento di bagni e spazi comuni, visto che l’istituto prima ospitava una scuola dell’infanzia ed elementare, ancora da effettuare».

Intanto, fanno sapere sempre dal consiglio di istituto, due giorni fa la scuola è venuta telefonicamente a conoscenza, da parte della Città Metropolitana, dell’ipotetico trasloco di alcune classi in corso Sonnino entro il 23 dicembre 2023. «La domanda che sorge spontanea da parte del nostro istituto è: come mai tanto spreco di denaro pubblico per la locazione e il ripristino di un plesso religioso chiuso e abbandonato da circa dieci anni, allocato in un altro quartiere con tutte le problematiche logistiche che ne deriveranno per studenti, famiglie e personale scolastico? Per quale motivo non optare per una soluzione a costo zero e temporanea fino al completamento dell’ala destra del plesso Scoppio, che consentirebbe all’istituto Romanazzi di rimanere sul proprio territorio in un momento difficile in vista delle nuove iscrizioni? Probabilmente al nostro sindaco e a tutta la Città Metropolitana (in particolare all’ingegner Bronzini che non ha mai voluto ascoltare la voce di tutta la comunità scolastica) non interessa il destino di una scuola storica che nel 2026 probabilmente non avrà i numeri sufficienti per raggiungere l’autonomia scolastica».

La nota si conclude con un appello diretto al sindaco Decaro affinché ascolti le istanze dell’istituto.

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