Addio scuola. Un ragazzo pugliese su 6, di età compresa fra i 18 e i 24 anni, abbandona gli studi dopo aver conseguito (al massimo) il diploma di scuola secondaria di primo grado. Ed è così che la Puglia si aggiudica il secondo posto nella lista nera del Paese, con il 17,6 per cento di dispersione scolastica, subito dopo la Sicilia, con il primato del 21,1 per cento. Numeri ben lontani da quel 10,2, traguardo obbligato dal Pnrr nel 2026. L’allarme arriva direttamente dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, comparso ieri davanti alla Commissione Istruzione e Cultura del Senato.
«Basti pensare che nel 2021 – ha spiegato – l’Italia aveva un tasso di abbandono precoce dell’istruzione e della formazione al 12,7 per cento, migliore solo di quello della Spagna (13,3) e della Romania (15,3) tra i paesi dell’Ue, mentre 16 Stati membri hanno già raggiunto l’obiettivo di scendere sotto la soglia del 9 per cento, in largo anticipo rispetto al 2030. Analizzando i dati italiani si nota una forte disparità tra regioni e uno svantaggio molto accentuato nel Meridione».
Svantaggio che ci si cura di colmare con l’Agenda sud, un plafond di interventi mirati e destinati a 150 scuole del Mezzogiorno, e che si somma allo stanziamento di 500 milioni di euro, previsto dal Pnrr. Sono dunque già avviate «azioni che consistono nella progettazione e realizzazione – elenca – di percorsi di orientamento, potenziamento delle competenze di base, motivazione e accompagnamento, di orientamento per le famiglie, percorsi formativi e laboratoriali co-curricolari, organizzazione di team per la prevenzione della dispersione scolastica, in favore di studentesse e studenti che presentano a rischio di abbandono. Al 28 febbraio 2023 – afferma – tutte le istituzioni scolastiche individuate dal decreto hanno presentato i propri progetti, che oggi sono in corso di attuazione».
Agenda sud, poi, dedicherà particolare attenzione alla formazione di tutorato formativo, orientativo e di potenziamento. Quest’ultimo è è rivolto proprio agli studenti a rischio di abbandono e di insuccesso scolastico che mostrano bassi livelli motivazionali e fragilità in alcune discipline. Ma non solo: nella sperimentazione saranno coinvolti i genitori, puntando a una condivisione di responsabilità con le famiglie. A tal proposito, il ministro ha auspicato un inasprimento dei provvedimenti nei confronti del genitore che non manda più a scuola il figlio di 10 anni.
«Oggi la sanzione è un’ammenda che porta a una sanzione monetaria estremamente bassa: su questo bisognerebbe fare una riflessione. Sappiamo benissimo – ha denunciato – che l’interruzione dell’obbligo scolastico quindi l’abbandono precoce, è spesso finalizzato al lavoro nero o addirittura allo sfruttamento criminale».