Un radiofarmaco individua il tumore alla prostata: la nuova tecnologia messa a punto da UniBa e Befopharma

È stato messo a punto dai ricercatori del dipartimento di Farmacia dell’Università degli studi di Bari “Aldo Moro” e della società Befopharma, un nuovo radiofarmaco capace di individuare il tumore alla prostata.

Si tratta del kit a freddo del “Psma-11” per la radiomarcatura del “Gallio 68” frutto di uno studio realizzato grazie ai finanziamenti del bando Innonetwork e lo scorso anno ha ottenuto la concessione del brevetto nazionale.

Il tumore alla proposta, in Italia, nel 2022 ha colpito quasi 41mila persone, i malati in tutto il paese sono complessivamente 564mila. Numeri che fanno di questa patologia il secondo tipo di cancro più comune fra gli uomini e il quarto più diffuso al mondo.

Il farmaco dà dunque una nuova speranza per la diagnosi ed è stato presentato questa mattina nella sede dell’ateneo barese alla presenza, fra gli altri, del rettore Stefano Bronzini, del fondatore e ceo di Beforpharma, Roberto La Forgia, e del docente di Tecnologie farmaceutiche e normativa dei medicinali dell’università di Bari, Nunzio Denora.

«Il radiofarmaco viene iniettato per via endovenosa e aiuta la diagnosi del tumore alla prostata perché si localizza a livello della lesione tumorale evidenziandola», spiega Denora. «La fase clinica di sperimentazione è stata progettata – prosegue – e a breve il farmaco entrerà nelle cliniche. Una volta conclusa la fase sperimentale sarà fruibile da parte della medicina nucleare».

La ricerca e lo sviluppo sono partite nel 2017, la domanda di brevetto nazionale è stata presentata nel 2020. A dicembre 2021 la società ha chiesto l’estensione internazionale della domanda. Quest’anno il brevetto è stato concesso.

«Il farmaco supera alcuni attuali limiti nel settore – dice La Forgia -. Per usarlo basta una singola procedura, si conserva a temperatura ambiente e ha un ph completamente compatibile con quello dei pazienti. Una volta iniettato, visualizza in modo selettivo la lesione tumorale». Al momento potrà dunque essere utilizzato in ambito diagnostico, anche se «l’obiettivo è avviare la sperimentazione anche per il suo uso terapeutico», conclude il ceo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version