Grazie alla biopsia liquida, un semplice esame del sangue che analizza il dna di un tumore, è possibile capire con precisione quali pazienti con carcinoma colo-rettale Ras/Braf wild type fortemente pretrattati, possano essere sottoposti nuovamente a cure con farmaci già utilizzati in passato. È quanto emerge dallo studio “Parere” – coordinato dalla Fondazione Godo (Gruppo oncologico del Nord-Ovest) e condotto in 40 centri oncologici italiani – del quale l’oncologia medica del Policlinico di Bari, diretta dal professor Camillo Porta, è tra i principali centri arruolatori. Il dottor Francesco Mannavola è uno degli autori dello studio e responsabile dell’ambulatorio dei “Tumori dell’Apparato Gastro-Enterico” dell’ospedale universitario barese.
Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Annals of Oncology e contemporaneamente presentato al congresso Esmo 2025 a Berlino, rappresenta un ulteriore piccolo passo avanti nella lotta contro il cancro colo-rettale metastatico.
Il cancro del colon-retto è, infatti, una delle neoplasie più diffuse nel nostro Paese, seconda solo al tumore della mammella per frequenza. Quando la malattia si diffonde ad altri organi, diventando metastatica, le possibilità di cura si riducono e diventa fondamentale individuare quali pazienti possano beneficiare di terapie mirate e quale sequenza di farmaci adottare per ottenere un risultato migliore nel tempo.
La studio si è focalizzato su un particolare gruppo di pazienti con adenocarcinoma del colon e assenza di mutazione dei geni Ras/Braf – circa il 50% dei casi ha questo assetto molecolare – che erano stati già pesantemente pretrattati e quindi con poche chance terapeutiche residue.
Nello specifico i pazienti venivano valutati preliminarmente con una biopsia liquida, un semplice esame del sangue che permette di “leggere” il dna del tumore circolante nel sangue del paziente. Questa tecnica all’avanguardia ha permesso ai ricercatori di selezionare con estrema precisione i pazienti che potevano ancora beneficiare di un ritrattamento con farmaci biologici anti-Egfr, in particolare il panitumumab.
Lo studio ha valutato 428 pazienti di cui 213 risultati alla biopsia liquida con un profilo molecolare favorevole (Ras e Braf wild-type, ovvero senza mutazioni specifiche) per cui sono stati selezionati per ricevere il ritrattamento con panitumumab. Un dato particolarmente significativo emerso dallo studio è che la biopsia liquida ha permesso di escludere dal ritrattamento oltre un terzo dei pazienti che sarebbero stati altrimenti considerati candidabili sulla base dei criteri clinici tradizionali, ma che in realtà presentavano mutazioni di resistenza nel loro dna tumorale circolante rendendo inutile l’eventuale riutilizzo di una terapia target anti-Egfr.
I pazienti selezionati per l’assenza di mutazioni di resistenza nel dna circolante (ctDna) sono stati randomizzati in due gruppi: il primo ha ricevuto panitumumab seguito alla progressione della malattia da regorafenib (un farmaco comunemente adottato in linee avanzate), mentre il secondo gruppo ha ricevuto la sequenza inversa. I risultati, pur non evidenziando differenze significative in termini di sopravvivenza globale tra le due sequenze di trattamento, hanno chiaramente dimostrato che il ritrattamento con panitumumab offre vantaggi significativi in termini di controllo della malattia rispetto al regorafenib.
Nello specifico, il panitumumab ha ottenuto un tasso di risposta obiettiva del 16% contro il 2% del regorafenib, e un tasso di controllo della malattia del 61% contro il 36%. Anche la sopravvivenza libera da progressione è risultata più lunga con panitumumab 4,2 mesi contro 2,4 mesi nella prima fase di trattamento, mentre la sopravvivenza globale è risultata sovrapponibile nei due gruppi.
La presenza dell’oncologia medica del ospedale universitario barese, diretta dal professor Camillo Porta, tra i principali centri arruolatori dello studio, certifica la qualità dell’assistenza offerta ai pazienti oncologici con neoplasie del tratto gastroenterico e si conferma un punto di riferimento per la Puglia nel trattamento delle neoplasie colo-rettali.