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Spese pazze per farmaci e dispositivi: bocciate otto aziende sanitarie su dieci in Puglia

Solo due aziende sanitarie pugliesi su dieci hanno passato l’esame dell’abbattimento forzoso della spesa farmaceutica e dell’acquisto di protesi e dispositivi sanitari. Lo rivelano i dati ufficiali della regione Puglia che fanno emergere un quadro da profondo rosso. Rispetto al disastro registrato nel 2021 sui medicinali, Asl e Ospedali sono riusciti nell’incredibile impresa di peggiorare…

Solo due aziende sanitarie pugliesi su dieci hanno passato l’esame dell’abbattimento forzoso della spesa farmaceutica e dell’acquisto di protesi e dispositivi sanitari. Lo rivelano i dati ufficiali della regione Puglia che fanno emergere un quadro da profondo rosso.

Rispetto al disastro registrato nel 2021 sui medicinali, Asl e Ospedali sono riusciti nell’incredibile impresa di peggiorare i conti facendo lievitare la spesa di quasi 18 milioni di euro. Nella classifica finale si salva solo l’Ircss Oncologico di Bari, l’unico che ha svolto diligentemente i compiti a casa tagliando li costi per l’acquisto diretto di farmaci. E infatti, alla fine del 2022 l’Istituto Tumori ha effettuato acquisti per 17,8 milioni di euro, 2,5 milioni di euro in meno dell’anno precedente (circa il 12%) migliorando persino l’obiettivo regionale che aveva chiesto di contenere le uscite di 1,5 milioni di euro. Una pagella lusinghiera se confrontata con le clamorose bocciature toccate al resto delle aziende sanitarie.

La maglia nera spetta alla Asl Taranto che ha fatto lievitare il conto della farmaceutica di sei milioni di euro, il 5% in più. Segue a ruota la Asl Foggia con il 3,8% in più per 3,5 milioni di euro aggiuntivi, quarta la Asl di Bari che ha innalzato la spesa del 2,8% che equivalgono a circa cinque milioni di euro di surplus. Bat, Brindisi, Lecce, Foggia, Policlinico e Taranto hanno totalizzato aumenti attorno al 2% o riduzioni insufficienti rispetto a quanto richiesto dalla Regione Puglia.

Quadro più o meno identico sul fronte di protesi ortopediche, vascolari, cardiache e dispositivi medici vari. Anche qui si salvano in pochi, per la precisione solo due aziende sanitarie su dieci. Fuori dalla zona rossa troviamo ancora l’Ircss Oncologico di Bari che è riuscito ad abbattere il costo complessivo per le protesi di circa due milioni di euro. Ma anche il Policlinico di Bari che ha tagliato la spesa di circa nove milioni.

Il conto, tuttavia, resta salatissimo e per certi versi inspiegabile così come sottolinea il gruppo regionale di Azione con i consiglieri Fabiano Amati e Ruggero Mennea. E infatti, nel 2022 la spesa è aumentata di circa 163 milioni di euro per un totale complessivo di 525 milioni. Una cifra stratosferica se si considera il passato. «Nel 2021 abbiamo sprecato 190 milioni per le protesi», sottolineano da Azione, «che sommati agli sprechi del 2020 e 2019 fanno circa 500milioni». In particolare nel 2021 su un tetto di spesa fissato in 324.715.845,05 euro si sono registrati oltre 188 milioni aggiuntivi mentre su un tetto di spesa per gli anni 2020-2019 fissato in 663.712.304 euro, sono stati spesi in più 304.085.089 euro, per un totale di sforamento nel triennio pari a 492.718.341,24 euro. Di qui l’affondo dei consiglieri di Azione contro il governo regionale e l’assessore alla sanità Rocco Palese: «Ma possiamo continuare a pagare di più gli stessi prodotti e sprecare, dicendo pure nelle delibere che la colpa è dei direttori generali che non rispettano le direttive regionali, per poi ritrovarci con l’ipotesi di ridurre le classi d’età previste nei Lea per gli screening anti-tumorali?».

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