Con l’aumento delle temperature estive, cresce anche la preoccupazione per le conseguenze sulla salute pubblica. «Non si tratta solo di colpi di calore: i rischi sono più ampi e spesso sottovalutati», spiega Onofrio Mongelli, dirigente della Sezione Promozione della Salute e del Benessere della Regione Puglia.
Quali sono gli effetti principali del caldo sulla salute?
«Il problema è particolarmente complesso e comprende impatti indiretti, come la diffusione di insetti vettori di malattie o le sofferenze legate agli animali da allevamento. Il caldo agisce a diversi livelli e, per questo, richiede strategie articolate».
Quali misure ha messo in campo la Regione Puglia per proteggere i cittadini?
«Abbiamo già attivato interventi mirati, come l’ordinanza che limita il lavoro all’aperto nelle ore più calde. È una misura importante per tutelare i lavoratori maggiormente esposti al sole, ma serve anche un impegno costante sul fronte della prevenzione e della consapevolezza collettiva».
Esistono strumenti di prevenzione nazionali?
«Sì, ogni anno il Ministero della Salute emana una circolare con consigli rivolti in particolare ai soggetti più fragili: anziani, bambini, persone con patologie croniche. Quest’anno, per la prima volta, si è posta attenzione anche agli animali da compagnia. È un segnale importante, perché dimostra che l’impatto del caldo va oltre la salute umana».
Ha fatto riferimento a effetti indiretti: quali sono i più rilevanti oggi in Italia?
«Un aspetto spesso trascurato è la diffusione di malattie infettive trasmesse da vettori come zanzare e altri insetti. Si tratta di patologie che in passato non esistevano nel nostro Paese, ma che stanno diventando sempre più comuni anche in Puglia».
Come si contrastano?
«Il Piano nazionale per le malattie trasmesse da vettori prevede attività di monitoraggio e prevenzione. È uno strumento essenziale, perché queste patologie rischiano di diventare endemiche se non contrastate tempestivamente».
Anche gli animali soffrono per l’aumento delle temperature?
«Assolutamente sì. I nostri animali domestici, cani e gatti in particolare, risentono molto del caldo. Ma il problema è ancora più grave per gli animali da allevamento: le ondate di calore prolungate possono compromettere il loro benessere e la produttività. Gli allevatori stanno adottando misure di adattamento, come ventilatori, ombreggiature e una diversa gestione dell’alimentazione. Pensando al passato, un caso emblematico è la transumanza: una pratica secolare che consisteva nel portare gli animali dalle pianure alle montagne per sfuggire al caldo. Era, a tutti gli effetti, una misura di prevenzione che proteggeva il benessere animale e migliorava la produzione».
Che messaggio vuole, dunque, lanciare ai cittadini?
«Proteggersi dal caldo non significa solo evitare l’esposizione al sole. Significa comprendere che l’aumento delle temperature ha effetti complessi: sulla salute, sull’ambiente, sugli animali e sull’agricoltura. Serve consapevolezza, buone pratiche quotidiane e una rete istituzionale pronta a intervenire. Solo così possiamo affrontare davvero questa situazione».