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Sanità, reintegro pensionati: «In pronto soccorso? Non ci tornerei mai»

«No, guardi, al pronto soccorso di Putignano non tornerei mai. Ne sono uscito dopo 16 anni, dopo aver avuto un infarto, un episodio di angina, dopo essere stato picchiato e offeso. Non lo farei nemmeno se mi dovesse garantire una vincita al Superenalotto». Mimmo De Renzo, in pensione da dicembre scorso, non ha alcun dubbio…

«No, guardi, al pronto soccorso di Putignano non tornerei mai. Ne sono uscito dopo 16 anni, dopo aver avuto un infarto, un episodio di angina, dopo essere stato picchiato e offeso. Non lo farei nemmeno se mi dovesse garantire una vincita al Superenalotto». Mimmo De Renzo, in pensione da dicembre scorso, non ha alcun dubbio e risponde “no” all’ipotesi di recuperare i professionisti in pensione per coprire le carenze di personale al pronto soccorso.

Un’idea ventilata nelle ultime ore, che però difficilmente troverà applicazione. «Non ci tornerei a lavorare – spiega De Renzo -soprattutto perché oggi il pronto soccorso non è più considerato come dovrebbe essere. Uno ci va perché si scoccia di andare dal medico curante, non vuole perdere tempo a fare gli esami negli ambulatori, non vuole attenersi alle liste di attesa, crede stupidamente di andare al pronto soccorso e risolvere in 5 minuti, avendo subito la diagnosi».

Negli anni De Renzo ha collezionato aneddoti: «Potrei raccontarne tanti: per un mal di testa si convincono di avere un tumore, chiedono tac e risonanza, e se non li accontenti, vieni malmenato, aggredito. Questo perché avviene? – attacca – Perché la medicina territoriale non funziona, ma la responsabilità è soprattutto dei colleghi della guardia medica, ci ho litigato un sacco di volte». Non ha dubbi: «Io non tornerei assolutamente in pronto soccorso, è impossibile lavorarci. Del resto basta chiedersi: perché molti medici rifiutano, siamo al di sotto con l’organico, mal pagati, vessati da tutto e da tutti».

Poi gli torna in mente un episodio, il più esemplificativo, forse: «Un giorno un signore venne, lamentando un dolore toracico. La legge mi impone di eseguire tutti gli accertamenti, e io lo monitorai per una mattinata intera, ma non aveva niente. Chiesi perché fosse venuto in pronto soccorso. E lui, in preda a uno slancio di sincerità, mi confessò: “dottore, siccome devo fare il rinnovo della patente, devo fare degli esami, il medico curante mi ha detto di venire qui che mi facevano tutto velocemente”. Funziona così».

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