Sanità, i sindacati non aderiscono allo sciopero della Fimmg: «Utilizzo dei fondi residui è un falso problema»

L’intersindacale dei medici non aderirà alla protesta indetta dalla Fimmg (Federazione italiana dei medici di medicina generale) per il prossimo 1 aprile, dopo che questa ha deciso di abbandonare il tavolo delle trattative per il rinnovo dell’accordo integrativo regionale.

I sindacati Cgil medici, Smi, Snami, Simet e Ugs hanno criticato duramente la decisione della Fimmg, spiegando che le «motivazioni addotte per l’abbandono delle trattative nulla hanno a che fare con il rinnovo che rischia di essere rimandato sine die con grave danno per i medici e per le legittime istanze degli stessi. Quello dell’utilizzo dei fondi residui è un falso problema».

Inoltre, precisano dall’intersindacale: «L’utilizzo dei fondi residui non riguarda i medici che già percepiscono indennità di associazionismo semplice, complesso e per personale di studio come gli stessi medici hanno potuto constatare sul proprio cedolino stipendiale. La sospensione, in attesa della ricognizione dei fondi, riguarda le nuove richieste di indennità. Non parteciperemo alla manifestazione indetta da Fimmg – concludono – non ci piace prendere in giro i colleghi».

Sulla protesta della Fimmg è tornato anche Filippo Anelli, il presidente dell’Ordine dei Medici di Bari, dopo la rottura con la Regione Puglia. «La rottura del tavolo sindacale tra la Regione Puglia e i rappresentanti dei Medici di Famiglia è una pessima notizia. I medici di medicina generale protestano per le difficili condizioni di lavoro e i carichi di lavoro abnormi a cui sono costretti a causa di un modello organizzativo della medicina territoriale obsoleto, quello del medico condotto. Un modello che risale a un secolo fa e che oggi non è più adeguato a rispondere ai bisogni di salute della popolazione. La solitudine del medico di famiglia ha fatto esplodere nel periodo Covid tutte le contraddizioni che un tale modello comporta – scrive Anelli in una nota – La protesta dei medici di medicina generale nasce quindi da uno stato di profondo disagio che provoca una lesione della dignità professionale in un sistema in cui il ruolo dei medici di assistenza primaria, così come quelli di emergenza territoriale e di continuità assistenziale, è cruciale per assicurare l’equità nell’accesso alle cure. I medici chiedono alla Regione misure e modelli organizzativi che rispettino la loro dignità professionale e garantiscano il tempo necessario per svolgere la loro professione. Le lunghe liste di attesa, la facilità di accesso al medico di famiglia nonché il rapporto di fiducia che si crea tra medico e assistito portano il sanitario a svolgere funzioni che vanno ben al di là del proprio ruolo».

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