I due miliardi in più annunciati dalla premier Meloni per la sanità «assolutamente non bastano»: avverte il presidente delle Regione Puglia Michele Emiliano a margine della Conferenza delle Regioni dopo che è slittato l’accordo sul riparto del Fondo sanitario nazionale, «perché ogni anno, per il semplice fatto che i costi aumentano, 2 miliardi in più servono a temere la sanità allo stesso livello dell’anno precedente, ma visto che quest’anno c’è un’inflazione molto alta e sono aumentati molto i costi dell’energia, sostanzialmente c’è una diminuzione del finanziamento effettivo del sistema sanitario italiano e questa cosa è bene che il governo la dica con chiarezza».
«Se non hanno trovato il modo di finanziare meglio il sistema sanitario, nonostante l’esperienza della pandemia, nonostante il fatto che dobbiamo recuperare le liste d’attesa e tutte le malattie che non sono state diagnosticate durante la pandemia, questa cosa va detta chiaramente. Non si può dire aumentiamo di 2 miliardi, perché l’aumento è inferiore al differenziale inflativo che si sta creando», ha proseguito il presidente della Regione Puglia.
«In questo momento si stanno creando delle contrapposizioni tra la quasi totalità delle Regioni e la Regione più importante che è la Lombardia, che effettivamente ha una dimensione importante ma è anche destinataria di un miliardo di mobilità attiva da parte delle altre Regioni che si aggiunge al finanziamento del Fondo sanitario nazionale» ma «ora di fronte al progetto di autonomia differenziata, la chiave di tutto è cominciare a riequilibrare personale, prestazioni e fondi. Quindi la Lombardia, con questo atteggiamento piuttosto chiuso, che mi auguro possa cambiare nel tempo, rischia di rafforzare la sfiducia delle Regioni che non si fidano dell’autonomia differenziata».
«C’é qualcosa che insospettisce – ha affermato Emiliano -, se l’autonomia differenziata deve servire a rendere più efficiente e sviluppata l’economia della Regioni viene da chiedersi come mai viene richiesta da quella più sviluppate e più ricche» ma «bisogna trovare un accordo sul Fondo sanitario perché rimettere la decisione al governo significa rischiare di mandare in esercizio provvisorio alcuni sistemi sanitari – ha concluso -. E anche queste somme che vanno avanti e indietro rischiano di consumarsi bel gioco degli interessi passivi che nel caso di anticipazioni di cassa le Regioni dovranno avanzare se non si trova un accordo».