Riparto fondi sanità, i governatori non trovano l’intesa: nuovo scontro tra Nord e Sud

Nessun accordo in Conferenza delle Regioni sulla nuova proposta elaborata dalle Commissioni Salute e Affari finanziari su come dividersi le risorse del fondo Sanitario nazionale, per il percorso di autonomia differenziata. Come già accaduto nell’incontro dello scorso giovedì, perdurano le distanze tra i governatori su come distribuire i quasi 127 miliardi per la sanità. Una nuova riunione, a quanto si apprende, potrebbe tenersi già questa settimana, probabilmente venerdì. Alcuni governatori, che ieri erano in video collegamento, hanno chiesto di vedersi in presenza. Nemmeno per il 2022 si è ancora arrivati all’intesa, dopo che la Regione Campania aveva bloccato tutto già prima dell’estate diffidando il Governo che non aveva ancora varato i nuovi criteri e presentando un ricorso al Tar.

Il nodo però resta, in particolare, sui criteri del prossimo anno (2023), dove alcune regioni come la Lombardia (che è già destinataria di un miliardo di euro provenienti dalla mobilità sanitaria passiva del Sud), continuano ad opporsi all’applicazione del tasso di mortalità e di quello sulla deprivazione socioeconomica per accedere alla spartizione dei fondi.

«La nuova legge di bilancio del Governo Meloni rischia di svuotare le casse di alcune Regioni, soprattutto per quanto riguarda il comparto sanitario – ha dichiarato il consigliere regionale di Europa verde, Francesco Emilio Borrelli – Si prevede che le differenze economiche tra Nord e Sud, già nettamente marcate, andranno ad ampliarsi». Nel 2023 il Pil meridionale si contrarrebbe fino a -0,4%, mentre quello del Centro-Nord, pur rimanendo positivo a +0,8%, segnerebbe un forte rallentamento rispetto al 2022. Il dato medio italiano dovrebbe attestarsi invece intorno al +0,5%. È quanto emerge dal Rapporto Svimez 2022, giunto alla sua 49esima edizione, presentato lo scorso 28 novembre alla Camera dei deputati. Secondo le stime Svimez, il Pil dovrebbe crescere del +3,8% a scala nazionale nel 2022, con il Mezzogiorno (+2,9%) distanziato di oltre un punto percentuale dal Centro-Nord (+4,0%). «La sanità è il settore che richiede la massima attenzione e priorità e non può essere colpita da ulteriori tagli quando invece occorrerebbe fare maggiori investimenti i quali nel tempo si ripagherebbero da soli – prosegue Borrelli – Sia in termine di qualità della vita, di vite salvate, che di fondi ai quali poi bisognerebbe attingere in caso di emergenze».

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