ROMA (ITALPRESS) – La ricostruzione mammaria è l’intervento che permette al chirurgo plastico di ricostruire una mammella demolita, in parte o in tutto, in seguito all’asportazione di un tumore. Il modo in cui viene eseguita la ricostruzione dipende innanzitutto dalle caratteristiche dell’intervento oncologico, e cioè se è stato necessario asportare tutta la mammella e magari anche i tessuti di rivestimento, o solo un quadrante, cioè una parte. La ricostruzione mammaria è anche diversa per i tempi in cui può avvenire, e cioè contestualmente all’intervento oncologico, oppure a distanza di mesi o anche anni, il cosiddetto secondo tempo. Infine, le ricostruzioni differiscono anche in base al materiale utilizzato, i tessuti della paziente, oppure dispositivi come protesi ed espansori. La ricostruzione mammaria è un intervento completamente personalizzato e avviene a carico del servizio sanitario nazionale senza alcuna spesa da parte della paziente. Sono questi alcuni dei temi trattati da Pietro Berrino, uno dei più famosi chirurghi plastici italiani e specialista in chirurgia plastica e oncologia, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“Per la ricostruzione mammaria abbiamo due linee da poter seguire, quella che prevede l’uso di protesi, che è quella più semplice, o quella che prevede l’uso di tessuti propri, questi sono i due grandi filoni – ha esordito il professore – La ricostruzione con i tessuti propri addominali, quei tessuti che in altri interventi come l’addominoplastica vengono scartati per alleggerire l’addome, in questo caso è utilizzata affinchè, modellata in un certo modo, riesca a mimare quasi perfettamente il seno da ricostruire, con il grande vantaggio di non usare protesi che sappiamo nel tempo avere una certa instabilità: quella coi tessuti propri è un tipo di ricostruzione permanente”. Oltre all’utilizzo di tessuti propri, vi sono anche le alternative, più comuni, legate all’iniezione di grasso o all’utilizzo di una protesi: “C’è l’intervento microchirurgico con vantaggi e svantaggi rispetto a quello tradizionale, consiste nell’isolare questo settore di pelle con un’arteria e una vena per attaccarli ai vasi del torace – ha ribadito Berrino – In alternativa ci sono le iniezioni di grasso trapiantato o l’utilizzo di protesi. In prima battuta viene proposto l’intervento più semplice, che in linea di massima dà anche ottimi risultati, l’intervento più complesso, quello dai tessuti, viene utilizzato nei casi più seri”.
E per gli interventi più comuni, alla base dell’operazione vi è la figura dell’espansore: “Si tratta di una protesi vuota, che ha una valvolina attraverso la quale si può inserire del liquido per mezzo di un ago che passa attraverso la pelle – ha spiegato – Questo sacchetto vuoto viene riempito gradualmente in modo da creare lo spazio per la futura protesi. L’espansore viene pian piano sgonfiato e il suo volume viene sostituito da grasso iniettato prelevato altrove. Questa è una tecnica pochissimo invasiva e praticamente ambulatoriale”.
Infine, Berrino si è soffermato sulla soddisfazione per un chirurgo plastico nel vedere tornare alla normalità donne che hanno dovuto lottare contro un tumore al seno: “Le pazienti danno la maggior soddisfazione dal punto di vista umano, si vedono persone che rifioriscono e tornano quelle di prima grazie all’intervento ricostruttivo, dimenticano questo fardello – ha sottolineato – Questa è una chirurgia di grande soddisfazione, ci si sente utili alle pazienti. Anche nella fase pre-operatoria, il fatto di sapere di poter tornare integre – ha concluso – aiuta tantissimo ad affrontare l’iter terapeutico e operatorio per le malate oncologiche”.
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