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L’emigrazione sanitaria ci costa 180 milioni. Colpa delle liste d’attesa

Visite specialistiche e ricoveri fuori regione: in Puglia si sprecano milioni di euro. Fra il 2020 e il 2021 la spesa sostenuta dalla Puglia per “l’emigrazione” sanitaria è aumentata del 17 per cento dopo il crollo fra il 2019 e il 2020 causa pandemia. Lo scorso anno sono andati alle regioni del Nord 180.637.133 euro…

Visite specialistiche e ricoveri fuori regione: in Puglia si sprecano milioni di euro. Fra il 2020 e il 2021 la spesa sostenuta dalla Puglia per “l’emigrazione” sanitaria è aumentata del 17 per cento dopo il crollo fra il 2019 e il 2020 causa pandemia. Lo scorso anno sono andati alle regioni del Nord 180.637.133 euro con un incasso per mobilità sanitaria attiva (malati di altre regioni che hanno scelto la Puglia per curarsi, una migrazione che riguarda quasi esclusivamente spostamenti sanitari tra le regioni meridionali) di 93.024.987 euro. In pratica la metà di quanto spende in uscita. E non solo. Tempi d’attesa sforati anche per gli interventi chirurgici dei pazienti oncologici. Questo l’“affresco” tratteggiato dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) con i dati aggiornati sulla mobilità sanitaria interregionale, il monitoraggio dei tempi di attesa degli interventi chirurgici, nonché le attività di specialistica ambulatoriale utili per un’analisi dei Piani di recupero delle Regioni e delle Province Autonome di Trento e Bolzano.

E le liste d’attesa sono la nota più dolente per la Puglia, ma più in generale per il Mezzogiorno. In più, nel messaggio che passa, anche sui media, si tende a porre l’accento ai tempi scandalosi per ottenere una visita specialistica o un esame diagnostico dimenticando, anzi sottovalutando, che le liste d’attesa di lungo periodo riguardano anche i ricoveri ospedalieri: in particolare quelli dell’area chirurgica per i quali il ministero della Salute ha fissato tempi precisi per la risposta alla domanda di salute. Tempi che vengono costantemente violati per carenza di personale (anestesisti per quanto attiene l’area chirurgica). Quindi? Serve una risposta strutturale, ma sinora le soluzioni prospettano sono di breve periodo.

Le due proposte al momento in campo, per abbattere le liste d’attesa, sono quella del consigliere regionale Fabiano Amati e la mozione del consigliere regionale Massimiliano Stellato. Amati punta dritto a un inasprimento dei provvedimenti da adottare nei confronti dei direttori generali delle Asl pugliesi, nel caso del mancato rispetto dei tempi di attesa. Amati è primo firmatario della proposta di legge per ridurre le liste d’attesa che contempla la decadenza del DG. Sull’altro fronte la mozione Stellato approvata a maggioranza, con 25 voti favorevoli e un astenuto, chiede la necessità di intervenire con soluzioni volte ad incrementare l’offerta e, nel contempo, evitare disservizi ai cittadini ed ai pazienti. Con la mozione approvata si impegna il presidente e la Giunta regionale a «predisporre ogni utile iniziativa per l’avvio di una sperimentazione, di almeno 12 mesi, che consenta agli assistiti della Regione Puglia di poter usufruire di un ampliamento dell’offerta delle prestazioni sanitarie, comprese quelle strumentali e di diagnostica per immagini, incrementando l’orario delle prestazioni ambulatoriali nei giorni festivi, nella fascia oraria pomeridiana dei giorni prefestivi e nella fascia oraria serale dei giorni feriali dalle 20 alle 24».

E l’estensione dell’orario di funzionamento dei laboratori sicuramente smaltirebbe le liste d’attesa, come accadde con analogo provvedimento dell’allora assessora alla Sanità pugliese, Elena Gentile, ma non risolverebbe il problema visto che non si può immaginare di ricorrere stabilmente all’utilizzo massiccio dello straordinario.

Per quanto riguarda la mobilità sanitaria interregionale Agenas ha rilevato il trend degli ultimi 5 anni rispetto ai ricoveri ospedalieri. La cosiddetta mobilità passiva, a livello nazionale, nel corso del 2021 si è attestata poco sotto i 2,5 miliardi di euro, in aumento rispetto al 2020 quando il Covid paralizzò il sistema sanitario. Nonostante la risalita nel 2021, gli importi rimangono al di sotto dei valori degli anni 2017, 2018 e 2019, quindi sarà interessante conoscere l’andamento dell’anno in corso.

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