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Lecce, la vita che sorride a quasi 100 anni. Buona la salute dopo l’intervento

La vita salva, a 99 anni. Un volto nuovo. È il piccolo “miracolo” che si è compiuto nel presidio ospedaliero del Vito Fazzi di Lecce. L’equipe medica della Melanoma Unit, guidata dal dott Luciano Leanza, è intervenuta con successo rimuovendo i melanomi che deturpavano il volto dell’anziana signora. Un intervento chirurgico non facile quello eseguito dai medici del reparto di Chirurgia plastica ricostruttiva, considerata anche l’età avanzata della signora.

La paziente presentava il problema da tempo, ma cinque anni prima non era stata sottoposta ad operazione. La donna, infatti, oltre a presentare carcinomi multipli che le deturpavano il volto, soffre di grave instabilità emodinamica, è portatrice di pacemaker e presenta un’insufficienza respiratoria cronica. La sua vita, però, potrà proseguire grazie all’audacia e alla professionalità di tutti i medici coinvolti nell’operazione: insieme al dottor Leanza anche Lorenzo Roca dell’equipe chirurgica; i dottori Diego Friolo e Lucianna Rainò dell’équipe Anestesiologica e gli infermieri Alessia Urso e Daniela Dell’Anna. I due chirurghi, Leanza e Roca, hanno raccontato l’esperienza.
Quando è stato eseguito l’intervento e quanto è durato?
«L’intervento si è svolto il 10 marzo presso il blocco operatorio del piano rialzato dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce. È durato un’ora ed è stato preceduto dalle procedure dell’anestesista: per operare una paziente del genere è stata necessaria un po’ di sedazione. Tendenzialmente i tempi, in questi casi, tendono ad ampliarsi».
Che tipo di intervento avete portato a termine?
«La signora presentava due carcinomi del volto. In una zona del volto, la guancia, abbiamo asportato e coperto con un innesto del tessuto epidermico prelevato da un’area donatrice. Questo tipo di interventi è frequente nei pazienti anziani: preleviamo un pezzettino di pelle da un’altra zona del corpo ed eseguiamo un innesto dermoepidermico. Nell’area restante (la zona sopraccigliare della tempia) abbiamo fatto dei lembi di scorrimento e avanzamento di roteazione per ridurre al minimo gli esisti cicatriziali sfavorevoli: si tratta di una tecnica chirurgica di fino che applichiamo quotidianamente».
Avete avuto dubbi sull’operare la paziente?
«Abbiamo fatto un’attenta valutazione della situazione preliminare: non si va mai allo sbaraglio e non si può mettere a rischio la vita di una paziente solo per apparire. I pazienti sono soggetti a un pre-ricovero giorni prima, e la signora ha ripetuto gli esami la sera prima dell’intervento. Un anestesista ha valutato tutti i possibili rischi. L’intervento è stato di tipo ricostruttivo: non ci occupiamo chiaramente di estetica, ma il risultato che cerchiamo di ottenere è sempre estetico. Adesso, con l’incombenza della guerra arriveranno tanti pazienti dall’ucraina e noi abbiamo già dato la nostra disponibilità come chirurghi. Possiamo solo immaginare le ferite, i traumi e le ustioni con cui avremo a che fare».
L’operazione ha avuto il successo che vi aspettavate?
«La paziente tornerà martedì in ospedale per farsi medicare, ma è stata dimessa l’11 marzo perché non presentava nessuna complicanza nell’immediato, cioè nessun sanguinamento, tranne il classico gonfiore da ematoma che è normale in una fase post operatoria».
Di che cosa si occupa il reparto?
«La Chirurgia plastica del Vito Fazzi si occupa di chirurgia oncologica ad alti livelli. La signora fa storia per l’età avanzata, ma noi coordiniamo una Melanoma Unit molto proficua. Ci occupiamo da tanto tempo di questo tipo di tumori. Nel nostro territorio, purtroppo, i tumori della pelle sono molto frequenti e, nel caso di persone anziane, occorre intervenire quanto prima per eliminare il problema. Questi melanomi derivano dai danni del sole e dalle ustioni che sono molto frequenti durante la vita. La nostra pelle ci racconta la nostra storia e chiaramente a 70 e 80 anni si può immaginare la vita di una persona che magari ha lavorato in campagna. La nostra unità gestisce numeri elevatissimi; facciamo circa due sedute alla settimana di chirurgia oncologica cutanea e sottocutanea. Avremo bisogno di molte più sedute operatorie perché i nostri pazienti stanno diventando tanti: il bacino d’utenza sta aumentando perché crescono le diagnosi precoci».
I melanomi della pelle sono di grande attualità: volete lanciare un appello per la diagnosi precoce?
«Certamente. Nella nostra unità operativa salviamo tante persone che vengono operate con una rapidità quasi da record. La diagnosi precoce si basa su un’azione di autocoscienza: il paziente deve sapere che, all’interno della propria Asl, ha a disposizione tutte le professionalità necessarie. Così è propenso a farsi controllare una volta in più».

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