Sarebbe partito dalla provincia di Barletta-Andria-Trani per diffondersi maggiormente in Capitanata, dove sono una decina i casi finora riscontrati dal servizio veterinario dell’Asl di Foggia d’intossicazione da istamina nell’uomo.
Finora i casi accertati riguardano il consumo di pesce azzurro (tonno, sgombro, sarde, acciughe, palamite), acquistato per uso domestico, anche se la Asl di Foggia ha predisposto un monitoraggio anche per i ristoranti.
I sintomi (prurito, arrossamento del viso e del collo, orticaria, vomito, diarrea, cefalea, vertigini) possono presentarsi dopo pochi minuti fino a qualche ora dal consumo. Variano a seconda della quantità di tossina introdotta e della sensibilità individuale: si può arrivare sino allo shock istaminico con ipotensione e successivo collasso cardio-circolatorio.
La trasformazione da istidina in istamina è incrementata dallo stato di conservazione e freschezza del pesce. È di fondamentale importanza, quindi, una corretta conservazione per evitare la proliferazione batterica responsabile del processo di conversione e formazione dell’istamina.