In Puglia salta una prestazione ogni dieci: mancano all’appello il 15% di visite e controlli

La strada per tornare ai livelli di prestazioni erogate pre pandemia è ancora lunga. A certificarlo sono gli ultimi dati diffusi da Agenas, elaborati dall’Osservatorio di Salutequità, che evidenziano come manchino all’appello nel 2022 rispetto al 2019 circa una prestazione di specialistica ambulatoriale su 10 (escludendo gli esami di laboratorio), a livello nazionale.

Nello specifico, rispetto all’anno pre-Covid mancano all’appello quasi 3,4 milioni di prime visite (il 15,5% in meno) per raggiungere i circa 22 milioni del 2019 e oltre 5,5 milioni di visite di controllo (quasi il 17% in meno) per eguagliare gli oltre 32,5 milioni sempre del 2019. A fronte di circa 1 miliardo stanziato tra il 2020 e il 2022 dallo Stato proprio per il recupero delle liste di attesa, ma per una buona parte ancora non speso dalle Regioni.

Il recupero delle liste attraverso l’utilizzo delle risorse pubbliche stanziate, anche con l’ultima Legge di bilancio, diventerà un elemento centrale di misurazione e valutazione ai fini Lea dell’operato delle Regioni. Ad oggi però questo praticamente ancora non accade.

Solo la Toscana ha recuperato completamente i volumi di specialistica ambulatoriale, superando quelli del 2019. In Puglia manca circa una prestazione specialistica ambulatoriale ogni dieci (-10,66%), e per tornare ai volumi pre pandemia andrebbe recuperato ancora il 15,84% di prime visite e il 15,44% di quelle di controllo.

Meglio sia rispetto alla Puglia che alla media nazionale fa la Basilicata, alla quale mancano da recuperare “soltanto” il 5,98% di prestazioni specialistiche ambulatoriali e il 7,99% di prime visite. Male invece le visite di controllo: in questo caso manca all’appello circa il 23% di prestazioni rispetto al 2019. A farne le spese sono soprattutto i malati cronici, costretti sempre più spesso a ricorrere al privato per giungere a una diagnosi o per controllare patologie o condizioni pregresse. Anche l’Istat certifica che si ricorre di più al portafoglio per colmare il divario tra necessità e capacità tempestiva di offerta: aumenta chi ha pagato interamente a proprie spese sia visite specialistiche (dal 37% del 2019 al 41,8% nel 2022) sia accertamenti diagnostici (dal 23% al 27,6% nel 2022).

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