Per una prima visita cardiologica da effettuare nella Asl di Bari con priorità d’urgenza, i pazienti sono costretti ad attendere una media di 27 giorni: su oltre 1200 prenotazioni nel corso del 2022 (ultimi dati disponibili forniti dal portale Puglia salute) solo il 12%, 149, si sono svolte entro il tempo massimo consentito dalla legge di 72 ore. Situazione simile anche se si considera una visita di chirurgia vascolare. I tempi di attesa per l’urgenza sono in media di 29 giorni e solo il 19% vengono smaltite a norma di legge. Ma la situazione non migliora se si considerano anche priorità di visite ed esami meno stringenti. In questo caso i giorni di attesa, ad esempio per effettuare una prima visita neurologica, arrivano a 75 con una percentuale di evasione veloce del 33%. La situazione si complica in tutta la Regione in caso di prestazioni strumentali come le colonscopie, esami utili per la diagnosi precoce dei tumori, per le quali i pugliesi possono arrivare ad attendere anche sette mesi (200 giorni).
«Le liste di attesa infinite sono figlie di una errata programmazione fatta in questi ultimi anni dalla Regione sul fabbisogno di medici, in particolare di specialisti e delle professioni sanitarie in senso ampio – spiega il dottor Filippo Anelli, presidente nazionale della Fnomceo – Non basta acquistare strumentazione all’avanguardia se mancano i medici e i tecnici in grado di utilizzarla. Il vero problema oggi non è quello paventato da alcuni assessori regionali delle prestazioni intramoenia. I medici già fanno ore di straordinari in più negli ambulatori degli ospedali pubblici. Le forze sono ridotte e c’è una fuga generale dal sistema sanitario nazionale». Le dinamiche che portano ad avere dei tempi di attesa lunghissimi, dai sei mesi fino a un anno e mezzo, sono legate dunque alla carenza di lunga data di personale. «Questo si collega a un’idea sbagliata più ampia: si pensa che il miglioramento delle prestazioni sanitarie sia legato all’implementazione del parco tecnologico, nessuno anche a livello nazionale si è posto il problema di puntare sui professionisti – aggiunge ancora Anelli – In questo modo viene a mancare stabilità sociale e di conseguenza anche il diritto alla salute. È necessario un vero e proprio cambio di paradigma». Turnover bloccato, tetto al budget riservato alle assunzioni e stipendi non adeguati ai carichi di lavoro. I mancati investimenti sulle professioni sanitarie hanno causato una fuga generalizzata dagli ospedali e quelli pugliesi non sono esenti dal fenomeno. «I prepensionamenti sono aumentati – spiega Anelli – i medici abbandonano gli ospedali e vanno a fare i gettonisti, è una cosa aberrante ma permettono di conciliare vita professionale e privata».
Alla luce di tutto ciò come si può risolvere il problema delle liste di attesa? La risposta di Filippo Anelli è chiara: «La Regione deve acquistare prestazioni dai privati. Non è difficile smaltire le liste, si tratta di formulare un piano per il quale i soldi ci sono, vanno solo allocati in modo diverso nel bilancio. Alla fine dei conti è sempre un problema economico».