Disturbi del comportamento alimentare: aumentano i casi. A Bari un gruppo di lavoro per cure precoci

Sempre più ragazze e ragazzi sotto i 14 anni hanno disturbi dei comportamenti alimentari, tra cui anoressia e bulimia sono i più diffusi. Sono circa ottanta i casi già presi in carico dall’inizio dell’anno ad oggi dalla Asl di Bari: un numero significativo, considerando che si tratta di interventi di alta complessità che richiedono un team multidisciplinare.

Il dipartimento Medicina dell’età evolutiva dell’azienda sanitaria barese ha così messo in campo azioni mirate per formare e dedicare professionalità per un nuovo approccio terapeutico, finalizzato alla prevenzione e alla cura. Con questo obiettivo, nella sala convegni dell’ospedale San Paolo di Bari, si sta tenendo il corso di formazione “I Disturbi del comportamento alimentare in Età evolutiva” che ha visto la partecipazione di neuropsichiatri infantili, pediatri e infermieri ospedalieri, psicologi, educatori e terapisti della riabilitazione psichiatrica.

Il gruppo di lavoro attivato dalla Asl di Bari, spiega il dottor Mariano Manzionna, direttore del dipartimento Medicina dell’Età Evolutiva della Asl Bari, ha l’obiettivo di «delineare una presa in carico multidisciplinare che operi su diversi piani, dalla prevenzione alla cura».

Impegno richiesto dalla stessa complessità dei Disturbi del comportamento alimentare, un gruppo di condizioni cliniche estremamente complesse, caratterizzate da anomalie negli schemi di alimentazione, da un’eccessiva preoccupazione per la forma fisica, da un’alterata percezione dell’immagine corporea e da segnali d’allarme (diete dimagranti, eccessiva attività fisica, calo ponderale significativo, cambiamento d’umore ecc.), alcuni dei quali possono significare un disagio psicologico profondo per i quali è necessario cercare tempestivamente l’aiuto del professionisti.

«I casi di Dca sono aumentati del 30% – spiega la psicologa della Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, Marina Di Cagno – e le richieste di prima visita del 50%, con un aumento della patologia di quasi il 40% rispetto a qualche anno fa e con un ulteriore abbassamento dell’età di esordio sotto i 14 anni. Gli adolescenti sono vulnerabili, timorosi del giudizio sociale e di quello dei pari, soprattutto nella fase di costruzione della propria identità. Le famiglie, i genitori richiedono percorsi di “parent training” personalizzati. Per la nostra esperienza, intercettare l’esordio, i primi segnali di un sospetto Dca a 9-11 anni significa intervenire tempestivamente, programmare la cura personalizzata, migliorare la prognosi».

Rilevato il bisogno, il gruppo di lavoro sta dunque studiando le contromisure. Quella iniziale è la prevenzione primaria nelle scuole, poi la stessa scuola, ai primi segnali di allarme, può fare da filtro rispetto alla famiglia, al medico di base, con ciò migliorando la prognosi.

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