ROMA (ITALPRESS) – I farmaci biosimilari hanno generato oltre 30 miliardi di euro di risparmi cumulati da reinvestire nella sanità e 4,5 miliardi di giorni di trattamento dei pazienti. Solo nel 2022 sono stati registrati più di 850 milioni di giorni di trattamento dei pazienti utilizzando farmaci biosimilari. Ci sono però ancora ampi spazi di miglioramento che possono essere sfruttati grazie all’adozione di politiche mitrate, nazionali ed europee, che stimolino la concorrenza. Il dato emerge dall’ottava edizione del rapporto “The impact of biosimilar competition in Europe” realizzato da IQVIA e presentato oggi all’evento multilaterale della Commissione UE sui farmaci biosimilari (European Commission Biosimilar Multistakeholder 2022) in coro oggi a Bruxelles. Realizzato da IQVIA per i servizi della Commissione europea con i contributi iniziali sulla definizione dei KPI di EFPIA, Medicines for Europe e EuropaBio, il rapporto descrive gli effetti su prezzo, volume e quota di mercato in seguito all’arrivo della competizione sui biosimilari in 23 mercati europei.
Dall’analisi emerge che i biologici rappresentano il 35% della spesa farmaceutica in Europa a prezzi di listino e stanno crescendo a un tasso di crescita annuale composto (CAGR) dell’11,3% negli ultimi cinque anni. A fronte di un CAGR del 6,3% del mercato complessivo, proseguendo in un trend che ha visto crescere i biologici più velocemente dei medicinali non biologici da oltre un decennio.
“L’importanza dei farmaci biologici e la sostenibilità della concorrenza dei biosimilari è sempre più un importante fattore critico di successo per i sistemi sanitari pre e post-COVID-19”, sottolinea il report, ricordando che i biosimilari quotano in Europa un mercato da 9 miliardi che è in continua espansione garantendo grazie alla concorrenza ampi vantaggi ai pazienti, ai contribuenti e al sistema sanitario.
Entro il 2022 ammonteranno ad un totale di 18 i biologici con un corrispondente biosimilare, con una media di 3,8 concorrenti autorizzati: a guidare la classifica l’anticorpo monoclonale adalimumab, utilizzato per il controllo di alcune malattie autoimmuni, che vanta ben 10 medicinali biosimilari autorizzati in Europa.
“L’assorbimento di biosimilari – documenta ancora il report IQVIA – è aumentato notevolmente con le scadenze brevettuali più recenti: in Europa il tasso medio di assorbimento nel primo anno post-biosimilare è aumentato dal 5 al 40% fino a quasi il 75% per i biosimilari di bevacizumab. Ciò riflette un crescente fiducia nella prescrizione di biosimilari da parte dei medici e un miglioramento delle politiche adottate dagli Stati sui biosimilari”.
Secondo le stime di IQVIA l’impatto complessivo sulla riduzione dei costi indotta dalla concorrenza di biosimilari può essere compresa tra il 2% e l’8% del budget farmaceutico complessivo, con riduzioni che possono arrivare fino al 90% del prezzo di listino in relazione alla classe, al prodotto, al livello di prezzo originale e al Paese.
Nei prossimi 5 anni – è la previsione degli analisti – ci sarà il maggior numero di scadenze brevettuali mai registrato nel settore dei farmaci biologici e il maggior numero di competitor in fase di sviluppo, ma c’è anche i rischio che una percentuale crescente di farmaci biologici che perderanno l’esclusività rimarranno orfani. “L’Europa è il leader globale nei farmaci biosimilari – il commento di Julie Marechal-Jamil, direttrice della politica sui biosimilari presso Medicines for Europe -. Con migliori politiche di assorbimento, i medicinali biosimilari possono ridurre le disuguaglianze sanitarie in tutta Europa. La revisione della legislazione farmaceutica dell’UE è un’opportunità per sfruttare parte di questo potenziale, aggiornando le regole di settore ai dati scientifici e alle esperienze più recenti”.
– immagine tratta dal report Iqvia –
(ITALPRESS).