Se non bastavano le spese elevate per sostenere i numerosi dipartimenti (ben 116 in tutta la regione, 25 solo quelli della Asl Bari), sul tavolo dei problemi da risolvere ora c’è anche quello per l’acquisto di dispositivi medici e sanitari in Puglia (protesi, carrozzine, stent e defibrillatori).
L’allarme era arrivato nei giorni scorsi quando l’assessore alla Salute, Rocco Palese aveva inviato una nota ai direttori generali di Asl, grandi ospedali ed Ircss.
Nel primo semestre 2023 era stato già registrato uno sforamento di 97 milioni di euro rispetto al tetto di spesa, a dispetto delle delibere di contenimento varate dall’assessorato alla salute che, ad inizio del 2023, aveva chiesto a tutte le aziende sanitarie una sensibile riduzione di almeno un terzo del costo sopportato nel 2022, con un surplus di oltre 160 milioni di euro.
Un problema che necessita di una soluzione urgente, se si considera che il tetto massimo di spesa per tutto il 2023 è pari a 362 milioni di euro, ma la previsione (sulla base di quanto emerso finora) è una spesa di mezzo miliardo di euro da mettere in bilancio entro la fine di dicembre.
Al primo posto delle strutture che più spendono in dispositivi c’è il Policlinico di Bari che ha totalizzato uno sforamento di 11 milioni, seguito dalla Asl Bari, con 5 milioni, e l’Irccs De Bellis di Castellana Grotte con 1 milione 700mila euro. Splafonamenti più o meno consistenti sono segnalati un po’ per tutte le realtà sanitarie, ad eccezione dell’Irccs Giovanni Paolo II che ha raggiunto l’obiettivo parziale della riduzione richiesta.
Si registrano comunque costi importanti, come quello per l’acquisto di pannoloni, 15 milioni di euro, garze e dispositivi di sutura, 7 milioni, e altri 5,5 per odontoiatria e oftalmologia.