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Curò tumore grave: il farmaco indicato per i casi di carcinoma al pancreas va ridato

Esiste un farmaco che cura i tumori inoperabili al pancreas, ma la sua somministrazione, sperimentale solo nella metodologia (attraverso le aorte sul tumore), è bloccata da quasi due anni. Un paradosso del sistema, sul quale il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Michele Picaro chiede con urgenza l’audizione, in commissione Salute dei vari attori di questa…

Esiste un farmaco che cura i tumori inoperabili al pancreas, ma la sua somministrazione, sperimentale solo nella metodologia (attraverso le aorte sul tumore), è bloccata da quasi due anni. Un paradosso del sistema, sul quale il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Michele Picaro chiede con urgenza l’audizione, in commissione Salute dei vari attori di questa vicenda: l’assessore Regionale alla Sanità, Rocco Palese, il direttore del Dipartimento Promozione salute, Vito Montanaro. il dg dell’Irccs Alessandro Delle Donne, la direttora della Farmacia e Umaca Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari, Patrizia Nardulli, il direttore sanitario dell’Istituto Tumori Pietro Milella, l’autore del protocollo Cosmo Damiano Gadaleta (all’epoca direttore dell’Unità operativa complessa di oncologia interventistica e oncologia medica integrata) e la sua avvocata Ilaria Gadaleta.

L’urgenza è d’obbligo se si considera la delicata materia di cui ci si occupa, e cioè la possibilità di intervenire nella cura dell’aggressivo carcinoma, facendolo regredire o addirittura sparire come documentato con il caso pilota di una donna, morta nel 2021. Fu allora, con il decesso della paziente, erroneamente attribuito al tumore, che il protocollo fu bloccato dalla Direzione Scientifica e dalla Direzione Strategica dell’Istituto. Un’autopsia richiesta dai parenti stabilì ben altro: innanzitutto che il decesso era attribuibile a legionellosi, probabilmente contratta in corsia, ma anche e soprattutto che il tumore, al terzo stadio, era invece scomparso. Circostanza che per il dottor Gadaleta era il “via libera” per proseguire con la somministrazione del “Folfirinox modificato IAP”, la cui sperimentazione era stata finanziata dal ministero con 91 mila euro. Ma è in quel momento che le cose si complicano, in un intreccio pericoloso di responsabilità rimpallate, documenti mai inviati e sanzioni a sei zeri.

Il 10 febbraio 2022, infatti, alla sospensione della sperimentazione da parte dell’Irccs si era sovrapposto anche un ulteriore atto dell’Aifa che aveva sospeso, egualmente, la sperimentazione per omessa presentazione della prescritta domanda di autorizzazione alla sperimentazione. Un obbligo che spettava in realtà a Direzione Scientifica, comitato etico, segreteria tecnico scientifica e al Trial Office, “punito” dall’Aifa con una multa di 166.666,66 euro. La sanzione viene contestata dai direttori generale e sanitario allo sperimentatore Gadaleta, ma la legge la pensa diversamente.

Nei mesi successivi c’è chi va in pensione, un Comitato etico sostituito integralmente, ma il protocollo non viene riattivato. E l’Aifa scopre che l’Istituto oncologico, deputato alla ricerca, non ha mai inviato i documenti per l’iscrizione nel registro degli enti abilitati alla sperimentazione. Ma non solo: dei 91 mila euro stanziati per la sperimentazione, se ne perdono le tracce.

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