Covid, emergenza finita. A dichiararlo in conferenza stampa a Ginevra è stato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Ghebreyesus. «Ieri il Comitato di emergenza su Covid si è riunito per la quindicesima volta e mi ha raccomandato di dichiarare la fine dell’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale. Ho accettato il parere».
«La scorsa settimana – ha aggiunto – Covid ha causato una morte ogni 3 minuti e queste sono solo le morti di cui siamo a conoscenza. Mentre parliamo, migliaia di persone in tutto il mondo stanno lottando per la vita nelle unità di terapia intensiva. E altri milioni continuano a convivere con gli effetti debilitanti della condizione post Covid», ha incalzato il capo dell’Oms.
«Questo virus è qui per restare. Sta ancora uccidendo e sta ancora cambiando. Permane il rischio che emergano nuove varianti che causino nuove ondate di casi e decessi. La cosa peggiore che qualsiasi Paese potrebbe fare ora è usare questa notizia» della fine dell’emergenza (Pheic), «come motivo per abbassare la guardia, per smantellare i sistemi che ha costruito o per mandare alla sua gente il messaggio che Covid non è nulla di cui preoccuparsi».
Esattamente «1.221 giorni fa, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è venuta a conoscenza di un gruppo di casi di polmonite di causa sconosciuta a Wuhan, in Cina. Il 30 gennaio 2020, su consiglio di un Comitato di emergenza convocato ai sensi del Regolamento sanitario internazionale, ho dichiarato l’emergenza sanitaria pubblica di livello internazionale preoccupazione per l’epidemia globale di Covid, il più alto livello di allarme ai sensi del diritto internazionale. A quel tempo, al di fuori della Cina c’erano meno di 100 casi di Covid segnalati e nessun decesso registrato. In 3 anni trascorsi da allora, Covid-19 ha capovolto il nostro mondo. Quasi 7 milioni di decessi sono stati segnalati dall’Oms ma sappiamo che il bilancio” delle vittime “è di parecchie volte superiore: almeno 20 milioni».
L’ULTIMO BOLLETTINO DELL’ITALIA – Continuano a scendere i contagi Covid in Italia, mentre i morti registrano una lieve risalita. Nella settimana dal 28 aprile al 4 maggio, secondo l’ultimo bollettino del ministero della Salute, si sono registrati 20.822 nuovi casi di Covid-19 in calo del 10% rispetto alla settimana precedente quando erano 23.132. Sono stati 166 i morti in 7 giorni, con un aumento del 6,4% rispetto alla settimana precedente quando erano 156. In lievissimo calo il tasso di positività per Covid-19 in Italia nell’ultima settimana. Si attesta al 6,4%, 0,5 punti percentuali in meno rispetto alla settimana precedente (6,9%). Continuano a diminuire, inoltre, i test eseguiti in 7 giorni: il bollettino riporta un totale di 324.660 tamponi, pari al 2,5% in meno rispetto alla settimana precedente (333.138).
SOCIETA’ ITALIANA D’IGIENE – «L’uscita dalla pandemia non vuol dire che il virus non circola» ha detto Roberta Siliquini, presidente della Società italiana d’Igiene, medicina preventiva di sanità pubblica (Siti). «Si tratta di una dichiarazione ufficiale che permette di ridare, ai singoli Stati, una più ampia autonomia nelle misure. Mentre, con una dichiarazione di emergenza pandemica, ogni Paese doveva comunque sottostare a regole internazionali».
«Sappiamo tutti – continua Siliquini – che il virus continua a circolare. Certamente l’impatto che ha nella popolazione è estremamente ridotto, rispetto a quello che ci ricordiamo tutti, grazie alle elevatissime coperture vaccinali che, nel nostro Paese, siamo riusciti ad avere. Certamente bisogna mantenere misure di precauzione, soprattutto in presenza di persona fragili, anziane, che vanno protette, e in luoghi estremamente affollati».
VAIA – «L’Oms ha finalmente certificato quello che ripeto ormai da tempo: la pandemia è finita. Questa dichiarazione ha anche un risvolto fortemente simbolico ed emozionante per tutti, soprattutto per chi, come noi, lo ha vissuto in prima fila». Così Francesco Vaia, direttore generale dell’Inmi Spallanzani, simbolo italiano della lotta al Covid-19, dopo il pronunciamento dell’Oms. «È stata una lotta durissima che però abbiamo vinto. Lo abbiamo fatto rimanendo uniti. Lo abbiamo fatto grazie ai sacrifici di medici e sanitari, all’incessante e determinante lavoro dei ricercatori, alla forza e al coraggio di milioni di italiani», ha ricordato.
«Adesso è tempo di riprendere in mano le nostre vite senza dimenticare quello che la pandemia ci ha insegnato: la necessità di un piano di prevenzione efficace, un potenziamento del nostro Servizio sanitario nazionale non più rinviabile, l’esigenza di una forte integrazione ospedale-territorio e della valorizzazione del capitale umano, la centralità degli stili di vita salutari. Così facendo, usciremo dalla pandemia ancora più forti. Le istituzioni, ciascuna con le proprie responsabilità e in una visione sindemica, si adoperino affinché non accada più», conclude Vaia.
BASSETTI – «Era ora, meglio tardi che mai» commenta Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive ospedale San Martino di Genova, all’Adnkronos Salute. «Lo aspettavamo perché ieri ero rimasto perplesso da una dichiarazione sibillina. Mentre oggi l’Oms ha fatto la scelta giusta. Bene così».