Cisal Sanità di Lecce: «Liste d’attesa lunghissime e manager strapagati: basta»

Cisal Sanità all’attacco dei vertici dell’Asl di Lecce e dell’amministrazione regionale per le lunghissime liste d’attesa. «Un calvario – secondo il segretario provinciale del sindacato, Giovanni D’Ambra – che gli abitanti della provincia di Lecce sono costretti a subire». L’affondo arriva proprio nel giorno in cui Antonio Bray viene nominato nuovo direttore sanitario dell’Asl di Lecce per i prossimi tre anni: l’incarico è stato assegnato dal commissario straordinario Stefano Rossi dopo aver visionato la relazione istruttoria della responsabile Maria Rosaria Mariano e la proposta del responsabile Vito Gigante.
Secondo il sindacalista D’Ambra una delle cause è da ricercarsi nell’inefficienza e nell’inefficacia della politica regionale che «a parole continua ad autoincensarsi sul modo di fare sanità ma è solo un bluff perché l’amara realtà dei fatti si registra ogni giorno sulla pelle degli assistiti, degli operatori sanitari e nella conduzione delle Asl da parte dei direttori generali, i cosiddetti manager, che non riescono (perché molto probabilmente non vogliono o perché non ne sono capaci) a porre fine a queste assurde realtà».
Va giù duro, Giovanni D’Ambra, che non ammette giustificazioni di carattere organizzativo. Non accetta che si generalizzino i problemi della sanità accomunandoli a quelli esistenti sull’intero territorio nazionale e respinge la tesi di chi afferma che tanto «tutta l’Italia è così». «Per caso, questi signori hanno il coraggio di dire agli utenti che anche se le cose vanno così, alla fine di ogni mese nelle tasche di ognuno di loro continuano a essere versati la bellezza di circa 9mila euro netti che la Regione Puglia, e quindi tutti noi cittadini, paghiamo per far gestire e far funzionare perfettamente un’azienda sanitaria?», chiede il sindacalista.
L’Asl di Lecce, quindi, spenderebbe circa 400mila euro all’anno per gli stipendi dei suoi vertici a cui bisognerebbe aggiungere «lo sperpero di milioni di euro per consulenze, indagini di mercato, convenzioni, software gestionali e call center», accusa D’Ambra che invoca organizzazione, intuito e buonsenso per abbattere le liste d’attesa. «Basterebbe che agli ospedali che hanno un vasto e importante bacino di utenza, un elevato e certificato numero di prestazioni ambulatoriali, venissero raddoppiati i servizi ospedalieri di diagnostica per immagini (risonanze magnetiche, Tac, ecografie, ecografie ginecologiche, radiologia tradizionale) per consentirne l’utilizzo solo all’utenza esterna», spiega il sindacalista che punta ancora il dito sui dirigenti di alta fascia che, secondo lui, andrebbero rimossi per fare spazio a manager competenti e professionali.
Una richiesta diretta al presidente della regione Michele Emiliano e all’assessore alla Sanità Rocco Palese per ottenere «una esauriente risposta, considerato che il successo conseguito alle elezioni regionali lo devono proprio per aver cavalcato le tante problematiche sanitarie», conclude Giovanni D’Ambra.

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