Bari, trans finisce in ospedale per un’appendicite ma gli fanno il test di gravidanza

Antonio (ndr, non è il suo vero nome) è salvo per miracolo, grazie a i medici del Policlinico di Bari che gli hanno diagnosticato quell’appendice necrotizzata che avrebbe potuto condurlo alla morte. È salvo, ma ferito. Il dolore più forte non è quello all’inguine per il quale si era presentato al pronto soccorso dell’Ospedale Spaziani di Frosinone, ma quello provocato dalla discriminazione sessuale della quale si è sentito vittima.

La corsa in ospedale

È una notte di dicembre scorso, e Antonio, 35enne trans brasiliano (ma di sesso maschile sia all’anagrafe che anatomicamente) ha dolori forti all’inguine: chiama il 118 che lo accompagna all’ospedale Spaziani, dove viene sottoposto ad una TAC addominale il cui esito segnala una raccolta ipodensa nel canale inguinale. Nessun intervento viene effettuato. Il medico di turno afferma che non sono necessari ulteriori accertamenti. Vani i tentativi disperati di Antonio perché fosse sottoposto ad altri esami, mentre continua a lamentarsi per il dolore.

Le dimissioni e la beffa

L’esito finale da referto è: dolore addominale aspecifico. Nessuna terapia antibiotica viene prescritta in dimissione. Insomma, lo rispediscono a casa, non prima però di averlo sottoposto a un test di gravidanza, il dosaggio delle gonadotropine. Necessario, a detta della dottoressa in servizio quella sera, risatine comprese. Antonio, nella realtà dei fatti, non può avere in corso una gravidanza, perché non ha mai completato la transizione di genere, la riassegnazione sessuale, e i suoi genitali sono ancora maschili. Lo spiega ai medici, non viene ascoltato. Torna a casa, quella notte, con un dolore in più.

Il peggioramento

I sintomi, con il passare delle ore, peggiorano. Due giorni dopo, a Bari, i medici lo ricoverano d’urgenza per “appendicite acuta e un’importante infezione di origine necrotica”. Per il suo legale, l’avvocato Nicolò Nono Dachille, «si tratta di un caso di errore diagnostico determinato dall’omissione di accertamenti doverosi, che ha portato alla querela ai danni del personale sanitario del Pronto Soccorso dell’ospedale di Frosinone, al quale si contesta la condotta negligente e irridente rispetto allo stato del paziente, e la disposizione di un test di gravidanza ad un uomo le cui generalità sono ben note».

Il perito e l’errore

Incaricato dalla Procura di Frosinone, ha valutato “corretta secondo le linee guida” la condotta dei medici, richiamando la legge in materia di rettificazione di attribuzione del sesso. Il perito, pur non avendo mai visitato Antonio, giustifica il test di gravidanza sulla possibile esistenza di utero e ovaie in seguito a rettificazione di sesso.

«Nulla di quanto affermato dal perito tuttavia trova conferma degli atti o nelle prove documentali – ribadisce l’avvocato Nono Dachille che ha già presentato opposizione all’archiviazione proposta dal pm – la sua stessa condotta risulta omissiva e incoerente rispetto alla realtà dei fatti».

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