Un recente studio pubblicato sulla rivista iScience da un team composto da fisici e microbiologi dell’Università degli studi di Bari e dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare è stato selezionato per la copertina dell’edizione di settembre 2024 della rivista iScience.
La ricerca, condotta dai dottori Pierfrancesco Novielli, Donato Romano, Michele Magarelli, Domenico Diacono, Alfonso Monaco, Nicola Amoroso e Mirco Vacca, dal professor Roberto Bellotti, dalla professoressa Maria De Angelis e coordinato dalla professoressa Sabina Tangaro, ha portato alla luce nuove informazioni sulla relazione tra l’autismo e il microbioma intestinale, grazie all’uso di tecniche avanzate di intelligenza artificiale spiegabile (XAI).
Il lavoro, intitolato “Personalized identification of autism-related bacteria in the gut microbiome using explainable artificial intelligence“, offre una prospettiva innovativa che potrebbe rivoluzionare il modo in cui comprendiamo e trattiamo il disturbo dello spettro autistico (ASD).
L’autismo è un disturbo dello sviluppo neurologico che colpisce la capacità di interazione sociale e comunicazione. Sebbene la sua causa esatta sia ancora sconosciuta, emergono sempre più prove che indicano un legame tra l’autismo e alterazioni della flora batterica intestinale – l’insieme di batteri che vivono nel nostro intestino.
Ma come si collega tutto questo? L’intestino e il cervello: un legame sorprendente.
Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha messo in luce il legame tra intestino e cervello, suggerendo che la composizione dei batteri intestinali potrebbe influenzare diverse condizioni neurologiche, incluso l’autismo.
Questo studio rappresenta un passo avanti in questa direzione, poiché utilizza l’intelligenza artificiale spiegabile per analizzare come singole specie microbiche contribuiscono all’autismo.
Questo approccio permette di identificare quali batteri potrebbero essere coinvolti nel disturbo, contribuendo a migliorare la comprensione delle interazioni tra microbioma intestinale e funzioni cerebrali. Una delle scoperte più interessanti dello studio è che esistono diversi sottogruppi di persone con autismo, ciascuno caratterizzato da un insieme distinto di microbi nel loro intestino.
Ciò sottolinea quanto l’autismo sia eterogeneo, cioè che può manifestarsi in modi molto diversi da persona a persona.
Con questi dati, i ricercatori sono stati in grado di identificare specifici biomarcatori microbici associati all’autismo, il che potrebbe avere importanti implicazioni per il futuro della diagnosi e della gestione di questo disturbo. Il vero potenziale di questa ricerca risiede nella possibilità di sviluppare interventi personalizzati per le persone con autismo.
Questo studio innovativo evidenzia l’importanza di considerare il microbioma intestinale come un fattore chiave nell’autismo e utilizza l’intelligenza artificiale per esplorare nuove strade verso una medicina personalizzata.
I risultati dello studio, sebbene preliminari, aprono nuove prospettive per la ricerca sul disturbo dello spettro autistico, evidenziando l’importanza di considerare la composizione microbica intestinale nelle future indagini.
Essere selezionati per la copertina di iScience testimonia la rilevanza di questo lavoro nel panorama scientifico internazionale.