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Bari, Omicron allunga le liste d’attesa: più di un anno per la visita al cuore

Più di un anno e mezzo per effettuare una prima visita cardiologica al Policlinico, un anno per una colonscopia al “Di Venere”. Ma le liste di attesa negli ospedali baresi si allungano ancora per esami salvavita come la mammografia. In questo caso c’è da aspettare fino a otto mesi. Stesse tempistiche anche per chi deve…

Più di un anno e mezzo per effettuare una prima visita cardiologica al Policlinico, un anno per una colonscopia al “Di Venere”. Ma le liste di attesa negli ospedali baresi si allungano ancora per esami salvavita come la mammografia. In questo caso c’è da aspettare fino a otto mesi. Stesse tempistiche anche per chi deve effettuare visite ed esami di controllo: si va dai tre mesi per una tac al cervello, ai sei mesi per una risonanza magnetica. Quanto al “San Paolo”, per una seduta di fisioterapia c’è da aspettare un mese.

L’accesso alle prestazioni sanitarie è sempre più complicato, e la recrudescenza della pandemia con la nuova ondata di Omicron 5 rischia di mandare nuovamente in tilt gli ospedali. A lanciare l’allarme sono proprio i sindacati dei medici che da mesi denunciano la grave mancanza di organico e l’assenza di soluzioni strutturali da parte della Regione. «C’è un’unica soluzione possibile per fronteggiare la situazione drammatica delle liste di attesa nei nostri ospedali – spiega Francesco Pazienza dello Smi – ed è assumere nuovi medici e infermieri per colmare quelli che sono i vuoti di personale. Soprattutto in realtà come i presidi del 118 e i pronto soccorso. A noi risulta che manchino circa 200 medici».

Chi si occupa di medicina generale non riesce più a fare fronte agli aumenti di richieste e così i pazienti sono spesso costretti a rivolgersi al privato per vedere riconosciuto il proprio diritto alla salute. Come fanno sapere le principali sigle sindacali dei medici, la sanità impegna l’80% circa della spesa complessiva nel bilancio regionale, ma le liste di attesa sono caratterizzate lo stesso da prestazioni lunghissime, così ci si rivolge o ai pronto soccorso, intasandoli con prestazioni non necessarie, o ai privati. Problemi acuiti dalla mancanza di risorse da investire nella telemedicina. Con le piattaforme regionali che vanno spesso in blocco. «Siamo in attesa di una proposta concreta delle istituzioni – continua Pazienza – per tamponare la situazione abbiamo anche proposto di utilizzare personale convenzionato su base volontaria per esempio per smaltire i codici bianchi e quelli verdi nei pronto soccorso».

Nel frattempo, una prima soluzione per cercare di abbattere le liste di attesa negli ospedali è stata avanzata dai consiglieri regionali Fabio Amati, Mauro Vizzino, Antonio Tutolo, Paolo Campo, Ruggiero Mennea, Michele Mazzarano. Sospendere le prestazioni a pagamento intra moenia nel momento in cui i tempi d’attesa siano disallineati e sino a quando non rientrino in quelli massimi previsti.

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