Accorpamento laboratori privati accreditati in Puglia, Pagliaro: «La Regione ci ripensi. A rischio 2mila posti di lavoro»

«L’accorpamento dei laboratori di analisi privati accreditati, così come è stato previsto dalla Regione Puglia con una determina dirigenziale del 27 febbraio scorso, rischia di far chiudere la maggior parte delle strutture, facendo collassare la rete che integra i laboratori pubblici e che fa da stampella al sistema sanitario regionale». Lo afferma il consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo de La Puglia domani, che ha presentato un’interrogazione urgente rivolta all’assessore alla Sanità Palese, «per chiedere alla Regione di rivedere questa determina, in considerazione delle gravi conseguenze che potrebbe avere non solo per la sopravvivenza delle strutture e per i circa 2mila lavoratori del settore, ma anche per la garanzia di prestazioni sanitarie che rientrano nei livelli essenziali di assistenza».

Per Pagliaro la situazione «è allarmante»: ad oggi, spiega, «non si possono prenotare esami di laboratorio prima di giugno 2023, ma da lunedì 27 marzo è stato annunciato lo stop alle prenotazioni, e quindi si prefigura un blocco che andrebbe a ripercuotersi soprattutto sulla fascia più fragile della popolazione. Le strutture private accreditate rappresentano un supporto cardine della sanità pubblica regionale perché suppliscono alle sue carenze e assicurano qualità, sicurezza ed efficienza, certificate dall’accreditamento che hanno ricevuto».

La richiesta di una soglia minima di 200mila prestazioni l’anno, insieme ad altri standard per quanto riguarda tecnologie e personale, «rischia di tagliare fuori molti centri che erano stati regolarmente accreditati», aggiunge il capogruppo de La Puglia domani che sottolinea come «la determina del 27 febbraio scorso si pone in contrasto con la legge regionale 30/2022: impone un cronoprogramma che non avrebbe fondamento giuridico, e chiede alle Asl di redigere i contratti con le reti di laboratorio ponendo il cappio della clausola contrattuale risolutiva, qualora dovesse essere dichiarato incostituzionale l’articolo 23, comma 1 della legge regionale approvata l’anno scorso. Ma – prosegue – non fornisce alcuna tutela per le prestazioni sanitarie già erogate dalle strutture private in base al contratto stipulato con il Servizio sanitario regionale e nei limiti dei tetti di spesa assegnati. Sono a rischio le prenotazioni già effettuate che non potranno essere soddisfatte mettendo in grave difficoltà le strutture; è a rischio soprattutto il diritto alla salute dei pazienti che, dopo aver atteso la data utile di erogazione, non potranno accedere al servizio offerto dalle strutture private accreditate né otterranno risposte dalle strutture sanitarie pubbliche. La rete territoriale oggi esistente, anche nelle zone disagiate, verrà svuotata di un presidio sanitario territoriale importante ed i cittadini saranno messi nelle condizioni di pagare o rinunciare alle cure», conclude Pagliaro che con la sua interrogazione chiede «risposte chiare e rapide per scongiurare il blocco di un servizio sanitario indispensabile».

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