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Tu non puoi capire!

Tu non puoi capire! Da questa settimana curo una nuova rubrica su questo meraviglioso giornale iniziando un percorso, insieme, che ci porti a comprendere quanto frasi di uso comune, parole e azioni possono generare situazioni piacevoli e/o spiacevoli. Siamo in estate e con questo caldo africano, dicono anomalo eh, si tende a scoprirsi a mettersi…

Tu non puoi capire! Da questa settimana curo una nuova rubrica su questo meraviglioso giornale iniziando un percorso, insieme, che ci porti a comprendere quanto frasi di uso comune, parole e azioni possono generare situazioni piacevoli e/o spiacevoli.

Siamo in estate e con questo caldo africano, dicono anomalo eh, si tende a scoprirsi a mettersi più in mostra cercando un refrigerio. Gli abiti si “appiccicano” addosso e l’aria condizionata con i ventilatori sembrano fornire l’unico refrigerio possibile. Nel mentre abbiamo dimenticato l’Inverno – odiato con il suo freddo alla stessa stregua – e con lui i buoni propositi (lì dove li abbiamo avuti) di rimetterci in forma per esibire il fisico perfetto per la prova costume. Sfido chiunque a dire di non averlo fatto, anche i più restii, quelli che usano le frasi del “me ne frego e mi accetto come sono”. Tremano ugualmente al momento nel quale non ci saranno più cappotti e maglioni a coprirli ma le trasparenze e i tessuti sottili metteranno in bella mostra ogni centimetro del nostro corpo.

Se non fossimo un popolo di giudicanti e riuscissimo, davvero, a riderci su non affronterei l’argomento ma visto che invece la cattiveria – in presenza o on line poco cambia – passa dall’uso delle parole che usiamo eccomi qui a cercare di far emergere il danno che si provoca dicendo…cose non pensate o pensate male.

La frase del giorno è “Ma che va facendo così”. Qui possiamo aggiungere:

  1. Vestita così
  2. Con quel costume
  3. Con quel colore di capelli
  4. Con quel trucco
  5. Con quello smalto
  6. Con quel rossetto

Potrei continuare ancora ma penso che questi siano già esempi sufficienti. Qualcuno/a di voi non ha mai pensato questo vedendo una persona in costume al mare? Su non facciamo gli ipocriti e confessiamolo. Viviamo con il mito della bellezza – finta- proposta da influencer e modelle dove la pancia è piatta, il seno è su a sfidare la gravità, le cosce toniche, il sedere perfetto, il viso senza una ruga, le braccia che non hanno idea di cosa voglia dire la tendina (la pelle che traballa) pronte e pronti a dire la nostra, come le migliori critiche televisive, non appena inquadriamo una persona nel nostro radar. Ma, non sia mai, dire che si sta criticando è solo espressione del libero pensiero che ogni persona può avere e che esprime, a fin di bene eh, nei confronti di chi non ha gusto. Quanto sono malpensante madonna mia!

Eppure bisogna rendersi conto che una frase “ma che vai facendo” fa male, anche tanto, a chiunque. Perché la nostra amica o il nostro amico può anche far finta di non rimanerci male ma un pochino se la prende, ed inizia ad alimentare un senso di tristezza che non fa vedere, perché la persona che non conosciamo la etichettiamo emettendo un giudizio come se il nostro modo di vedere e di far vedere sia il più giusto. Però ci piace tanto professare la libertà e non sentirci giudicati in alcun modo. E’ come dire che ognuno può fare ciò che vuole senza essere libero però di farlo. Un controsenso che neanche Freud riuscirebbe a risolvere. Tutto questo per dire che le parole hanno un peso e creano frustrazioni e depressioni maggiori del percepito. Perché se una ragazza – sono per lo più le donne soggette alla critica e spesso, ahimè, dalle stesse donne – si mette un due pezzi senza rientrare nei canoni della moda che male c’è se si sente bene. Chi siamo noi per dire “ma che vai facendo” e farla sentire fuori luogo. Chi siamo noi per esasperare dei modelli rispetto al valorizzare la vera inclusione, quella che riconosce il valore dell’unicità della persona.

Siamo diversi e meravigliosi come esseri umani, incapaci di mettere in pratica tutto questo perché non siamo più abituati ad ascoltare davvero, a comprendere oltre l’apparenza e ad apprezzare. Non c’è niente di male ad avere dei pensieri, ci mancherebbe, ma forse pensare prima di parlare potrebbe rappresentare il primo passo. Perché non è necessario dire la propria opinione sempre, non siamo in un talk show dove alla fine bisogna decretare chi vince, qui, continuando così, perdiamo tutte/i e non va bene

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marcella loporchio

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