Storie di un fantagronomo: solo olio e vino? Macché Pure il fico è “re” di Puglia

Un atlante è sempre un qualcosa che evoca il viaggio, il piacere di conoscere nuove terre, di vivere una dimensione esperienziale fortemente emozionale e sentimentale come accadeva ai viaggiatori tra ‘700 e ‘800. Un atlante racconta di un qualcosa da esplorarsi e giustifica così la fatica di una strada intrapresa nel solco di una nuova conoscenza. Sentimenti ed emozioni che si possono vivere e rivivere anche attraverso una buona lettura scientifica che ci guida nel magico modo della biodiversità pugliese.

Quando si parla di Puglia siamo abituati a pensare in primis all’olio e al vino, ma ci sono tante altre colture che arricchiscono il mondo agricolo e agroalimentare regionale, dando valore alle ricchezze offerte da madre terra e al ruolo centrale di custodi che da sempre gli agricoltori svolgono sul territorio. Ci sono tanti prodotti che evocano spunti per scoprire i variegati territori in cui crescono e vengono coltivati, da suggestivi posti davanti al mare fino alle terre che sfiorano le alte colline e gli antichi insediamenti rupestri.
Il lavoro che abbiamo scelto come guida in questo viaggio è l’ “Atlante dei fichi di Puglia”, redatto dal Crsfa “Basile Caramia” di Locorotondo, in collaborazione con il Centro di ricerca per l’olivicoltura, la frutticoltura e l’agrumicoltura (Crea-Ofa), la Fondazione Its Agroalimentare Puglia, l’Iiss “Basile Caramia–Gigante”, il Parco naturale regionale “Costa Otranto Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase”, le Riserve naturali regionali orientate del litorale tarantino orientale, il Sinagri srl e i Vivai Capitanio Stefano.
Il fico risulta sin dalle sue origini una specie chiave per la sopravvivenza delle antiche popolazioni mediterranee, come riportato da testimonianze archeologiche, numerosi testi antichi e una delle prime citazioni la si ritrova addirittura all’epoca di Omero nell’Odissea. I fichi, sia freschi che essiccati, assieme al pane d’orzo e di farro, alle cipolle, ai legumi e alle erbe spontanee, al dattero nelle aree in cui è presente, alla carne, al miele e ai latticini divennero base alimentare delle prime civiltà mediorientali e mediterranee. Il fico, come l’olivo, è una pianta xerofila, ovvero, in grado di adattarsi a periodi di scarsa disponibilità di acqua, facilmente adattabile ai diversi suoli e climi, nel corso dei secoli si è diffuso in ambienti agricoli poco fertili. Ancora oggi costituisce una delle specie arboree da frutto indicata per terreni difficili e ingrati.
In Puglia sono state mappate e classificate più di 100 varietà di fico, suddivise in varietà per la produzione di fioroni, di forniti e per la caprificazione. Al fico si lega una delle tradizioni più antiche di consumo e conservazione, l’essiccazione naturale, facendo diventare il prodotto una vera e propria prelibatezza enogastronomica di alcuni territori, com’è avvenuto nel tempo per il fico mandorlato di San Michele Salentino, che da poco ha anche istituto su questo prodotto una De.C.O. (Denominazione Comunale).
Un’importante azione di conservazione e tutela della biodiversità relativamente al fico è svolta dal Centro di Ricerca, Sperimentazione e Formazione in Agricoltura (Crsfa) di Locorotondo che, grazie alla salvaguardia delle collezioni di germoplasma, permette di ridurre il rischio della perdita dei genotipi e che a oggi custodisce ben 324 diverse varietà. La valorizzazione dei prodotti agroalimentari pugliesi si basa sulla tutela e valorizzazione della biodiversità e il successo della Puglia in tavola vede come importante azione di promozione la possibilità di innovare prodotti e processi partendo anche dalla scelta di varietà antiche e frutti “dimenticati” per una nuova strategia di qualità ed esclusività tanto richiesta dai consumatori.

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