Storie di un Fantagronomo: anche il vino va protetto dal furore dell’ideologia

I venti di guerra di questi giorni interessano molto da vicino l’Europa e in queste condizioni il settore agroalimentare italiano e pugliese sarà interessato in modo diretto dalle sanzioni imposte alle Russia nell’ambito import/export di materie prime agricole e prodotti trasformati.

È sicuramente difficile prevedere quello che riserverà il futuro in questo scenario così incerto, dove probabilmente si arriverà a ridisegnare gli sbocchi di mercato con la Russia, portando le aziende che operano in quelle aree a forti difficoltà e, allo stesso tempo, spronando la politica a individuare nuove strategie per rafforzare il “made in Puglia” in altri mercati.
Certo, affrontare temi che esulano dalla triste vicenda ucraina è oggi difficile, però occorre comunque guardare avanti con fiducia e ottimismo, cercando di conservare per quanto possibile un barlume di normalità, nonostante le tristi notizie che giungono da est.
Così, volendo riprendere una delle tematiche che ha tenuto banco nelle scorse settimane prima che la situazione ucraina monopolizzasse l’informazione, vogliamo tornare su un tema tutto europeo che riguarda la comunicazione dei prodotti agroalimentari verso i consumatori e, in particolar modo, alla tematica riguardante l’etichettatura e l’oramai noto “nutriscore”. Per far questo abbiamo ascoltato sul tema il senatore Dario Stefàno, presidente della 14esima Commissione Politiche dell’Unione europea del Senato, che è già stato nostro ospite la scorsa settimana.
Si ritorna a parlare di “Nutriscore”: qual è la sua opinione?
«Ho bollato la proposta di Serge Hercberg di indicare addirittura con una F nera il vino, come un’ennesima boutade per continuare a parlare di questa sua strampalata idea.
Più il tempo passa e più diventa chiara e palese la tara che vizia all’origine questa proposta, nata da una convinzione tanto ideologica quanto errata e che, proprio per tali motivi, è destinata a restituire paradossi e contraddizioni.
Il Nutriscore è un sistema che, di fatto e in principio, boccia l’uso dell’olio extravergine di oliva, sempre e comunque, così come, per esempio, anche del parmigiano. Al contempo, però, promuove l’utilizzo della Coca Cola Zero. Se questi sono i “suggerimenti” di tale provvedimento, emerge, con imbarazzante evidenza, che siamo di fronte a un impianto sbagliato alla radice perché mortifica e non tiene in considerazione un elemento centrale nell’alimentazione che è la “misura”. Io sono convinto che, anche in questa occasione, la ragionevolezza – che è la vera forza insopprimibile – vincerà su quella che è un’espressione di vero e proprio ideologico fanatismo».
Il dietrofront dell’Europarlamento, proprio a proposito del vino, le dà ragione?
«Senza dubbio: la modifica introdotta alla relazione sul Piano di azione anti-cancro dall’Europarlamento è l’affermazione del buonsenso sull’ideologia e sul fanatismo. È la vittoria della storia e della tradizione della nostra cultura, è una nostra vittoria! Il Parlamento europeo ha sottolineato la differenza tra consumo nocivo e moderato di bevande alcoliche, così come ha ribadito che non è il consumo in sé a costituire fattore di rischio per il cancro. È un approccio sano ed equilibrato al tema, che di fatto scongiura il consumarsi di un vero e proprio delitto a danno del vino, che non è solo una bevanda o un alimento, è cifra costitutiva della nostra identità. Questa è l’Europa che ci piace, l’Europa della Next Generation, che guarda al futuro con la ricchezza del suo passato».
Quindi, parafrasando Paracelso, occorre ricordare che “nulla è di per sé veleno, tutto è di per sé veleno, è la dose che fa il veleno”; così, giusto per commentare le vicende odierne in altri campi, ancora una volta occorre ribadire che le ideologie e le misure fanno sempre da differenza e permettono di garantire una vita tranquilla e in pace.

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