La Farmacia della Natura: il boom dell’omeopatia e quello che c’è dietro

Quasi 9 milioni d’italiani utilizzano i medicinali omeopatici, è quanto emerge da un recente ricerca commissionata da Omeoimprese. Inoltre un quinto dei medici di Medicina Generale consiglia e prescrive l’omeopatia ai propri pazienti, apprezzandone la complementarietà con i farmaci chimici. Dal 2002 è un atto medico: può essere prescritta solo da medici e dispensata solo in farmacia e la Regione Puglia ha instituito un albo degli omeopati. Ma allora andiamo a vedere cosa c’è dentro quelle palline di zucchero, che stanno conquistando sempre più il mercato italiano, che è diventato il terzo in Europa, dietro Francia e Germania.

Il medicinale omeopatico nasce per un’intuizione del medico tedesco Samuel Hahnemann ed è rappresentato da una sostanza vegetale, animale o minerale che è stata diluita e dinamizzata e viene prescritta seguendo la regola del “similia similibus curentur” e cioè che il simile cura il simile. Ma che significa? In breve: quella sostanza che a dosi tossiche produce un tale effetto, la si può utilizzare diluita e dinamizzata per trattare il paziente che presenta quel determinato sintomo. È come dire che se il mio sonno è disturbato da continui pensieri che oscillano tra le vicende della giornata appena conclusa e gli impegni del mattino successivo, potrò usare coffea cruda deconcentrata e dinamizzata, in quanto il caffè a dosi eccessive produce proprio un’insonnia con intensa attività mentale.
È questa la prima grande differenza con la medicina chimica, che possiamo definire la “medicina degli anti”: antipiretici, antinfiammatori, antidepressivi. Inoltre il medico omeopata farà un’attenta anamnesi al paziente, cercando di cogliere gli aspetti peculiari e caratteristici del soggetto e modalizzando i sintomi in base alla loro comparsa, al loro miglioramento o peggioramento e ai segni concomitanti.
Ecco perché si dice che in omeopatia si cura il malato non la malattia. Vediamo anche le altre caratteristiche. Per diluizione intendiamo una progressiva deconcentrazione della tintura madre originale con il rapporto di uno a cento, ovvero una parte di soluto in novantanove di solvente. Questo ci porterà ad avere la prima diluizione centesimale, comunemente definita 1 ch. Da questa sostanza sarà presa una parte per diluirla nuovamente ed ottenere la 2 ch. E così di seguito. Dopo dodici deconcentrazioni, supereremo il numero di Avogadro, ovvero il prodotto che stiamo assumendo non contiene più materia. Eppure funziona! Per dinamizzazione intendiamo la succussione del medicinale, che conferisci energia cinetica alla sostanza in questione. L’assenza di effetti collaterali e il possibile utilizzo in contemporanea con i farmaci chimici, sono altre caratteristiche importantissime. Ma gli italiani per quali patologie ricorrono all’omeopatia? In primis quelle respiratorie, digestive e muscolo-scheletriche.
Ottimi risultati si ottengono anche in campo pediatrico, ginecologico, endocrinologico e per i disturbi ansioso-depressivi. Ultimamente sempre più pazienti la stanno usando anche come supporto in campo oncologico, per antagonizzare gli effetti collaterali della chemio e radioterapia. Si racconta che un giorno al dottor Hahnemann fu sottoposto un caso abbastanza spinoso: un sacerdote in odore di scomunica, perché affetto da una malattia venerea. Il medico cominciò a formulare un’anamnesi molto dettagliata e scoprì che il paziente ogni giorno mentre leggeva il breviario, passeggiava nel chiostro, e di tanto in tanto staccava un ramoscello di thuya e lo teneva tra i denti. Hahnemann ebbe l’intuizione di comprendere che la lesione simil gonorroica dell’abate fosse dovuta proprio all’ingestione costante di sostanze presenti nella pianta e decise di prescrivergli proprio la thuya in diluizione omeopatica. Il sacerdote guarì!

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