La Farmacia della Natura: dipendenza affettiva? Se ne esce con i fiori

Non posso vivere senza di te. In questa frase si racchiude il senso patologico di quella che il DSM V classificava tra le nuove dipendenze, ovvero la dipendenza affettiva, nota anche come love addiction. Si tratta di un fenomeno in netta espansione e che riguarda preferibilmente il sesso femminile con fascia di età che va dalla post-adolescenza a quella adulta. La causa spesso si trova in esperienze affettive negative avvenute nell’infanzia il più delle volte con i genitori. Dal punto di vista biologico c’è un’alterazione del rilascio di dopamina, il neurotrasmettittore responsabile del meccanismo di dipendenza, che verrà prodotto prevalentemente in presenza del partner.

Giulia, 38 anni, mi racconta che la cosa che maggiormente la spaventa è la solitudine e che cerca in tutti i modi di far durare il suo rapporto con il marito, accettando qualsiasi tipo di comportamento, compresi gli abusi fisici e verbali. Lei non osa contraddirlo e lui le dona con la sua presenza attimi di estasi, paragonabili a ciò che può determinare una droga, a cui seguono momenti terribili di disperazione che coincidono con l’assenza o anche il rifiuto da parte del partner. Giulia sta bene solo quando c’è lui e quando manca ha bisogno di sentirlo, di mandargli messaggi, di riempire il vuoto con la sua immagine. È nello stato definito di tolleranza: necessita di lui in maniera crescente e la lontananza crea astinenza.
Ma chi è il marito di Giulia? Come spesso avviene nei casi di love addiction, si trattta di un soggetto affetto disturbo narcisistico della personalità. Anche lui probabilmente porta nel profondo una ferita causata da mancanza di amore e di interesse nell’infanzia, ma ha reagito focalizzando l’attenzione esclusivamente su stesso e i suoi bisogni. I comportamenti dei narcisisti sono stereotipati: iniziano con il love bombing, ovvero riempiono di attenzioni il partner, lo fanno sentire unico, indispensabile, necessario. Giulia ha attraversato questa fase di ebbrezza e ne è restata folgorata. Come la farfalla vicino alla lampada, ha danzato alla luce della fiamma fino a restare intrappolata nella rete. Gradualmente il partner ha cominciato a svalutarla, i suoi comportamenti sono cambiati e il cervello di Giulia è andato in crisi, a causa di questa dissonanza cognitiva: lui è una creatura meravigliosa o meschina? Questo corto circuito psichico le determina confusione e quindi lei sceglie di annullare l’immagine negativa, ancorandosi ai momenti meravigliosi che lui le concede. “Reset” è la sua parola d’ordine.
La relazione narcisista-dipendente si fonda sulla necessità che ha il primo di essere il centro di gravità e quella del secondo di avere un centro intorno al quale gravitare. Ma la storia di Giulia è una storia troppo comune e sempre più donne si ritrovano a convivere con il fantasma dell’abbandono, torturate da un’autostima inesistente, che diventa enorme appena lui le sfiora, le parla, le dedica attenzione. Che fare? In primis un fitoterapico: la magnolia che attraverso l’azione del magnololo e dell’honokiolo, svolge un’azione ansiolitica e antidepressiva fondamentale per sostenere Giulia e le altre nel momento in cui sceglieranno di terminare la relazione tossica. Inoltre anche l’omeopatia e floriterapia possono essere di grande aiuto. Silicea è il medicinale di riferimento, in quanto si addice alla tendenza ad assecondare gli altri, all’essere compiacenti all’estremo e a quella fragile insicurezza che Giulia e le altre hanno dentro e che determina la love addiction. Manga waratah è il fiore per l’amore molesto e i rapporti tossici. Aiuta a rendere liberi quei soggetti che hanno la volontà di lasciarsi alle spalle una storia di dipendenza affettiva. Spezza le catene dei rapporti malati, rinforzando la volontà e aumentando l’autostima.

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