La Puglia gioca un ruolo di primo piano nel settore vitivinicolo, puntando su innovazione, qualità e legame con il territorio. Il Vinitaly, la prestigiosa fiera internazionale in corso a Verona, conferma la forza di un comparto che non solo resiste, ma cresce e guarda con ambizione al futuro. Al centro resta la strategia della Regione, focalizzata sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni e sulla tutela del germoplasma, con l’obiettivo di rafforzare l’identità locale e consolidare la sua posizione sui mercati globali. Secondo i dati presentati da Coldiretti, il “vigneto Puglia” conta oggi 28 denominazioni tra Dop e Igp, un valore fondiario in crescita del 6,3% e un giro d’affari complessivo di 631 milioni di euro.
L’incremento dell’export
Un settore, insomma, che non solo resiste alle difficoltà economiche, ma continua a crescere anche sul fronte dell’export, con un incremento del 9% nell’ultimo anno. Particolarmente significativo è il ruolo dei vini rosati pugliesi, che rappresentano ben il 40% della produzione nazionale, con due bottiglie su quattro di rosé “Made in Italy” provenienti dalla regione. Ma la Puglia non si ferma qui: sempre più produttori stanno scommettendo sugli spumanti, con risultati sorprendenti anche in mercati storicamente dominati da altre regioni vinicole.
Le figure professionali
Per sostenere la crescita e l’innovazione del settore, la Regione ha presentato al Vinitaly tre nuove figure professionali destinate a rivoluzionare il comparto: il wine manager, il responsabile di cantina e il responsabile dell’enoturismo. «Questi profili rispondono alla necessità di un settore sempre più dinamico, in grado di adattarsi alle richieste del mercato globale», spiega l’assessore regionale al Lavoro, Sebastiano Leo. Un investimento mirato alla professionalizzazione del settore, affinché il vino pugliese rappresenti anche un’esperienza legata alla cultura locale. Tuttavia, non mancano le sfide. Tra le principali preoccupazioni per il comparto vi sono i dazi americani, che stanno mettendo sotto pressione le esportazioni italiane.
Il nodo dazi
«I dazi non sono solo una questione economica – sottolinea il governatore pugliese Michele Emiliano – ma una vera e propria guerra commerciale che rischia di compromettere relazioni internazionali e di generare effetti inflattivi e recessivi». L’ex premier e attuale presidente della fondazione Italiani Europei, Massimo D’Alema,ieri a Bari, al termine dell’incontro “La guerra a Gaza. La tregua e poi…”, ha definito la politica dei dazi «disastrosa» e ha esortato l’Europa a rispondere con misure concrete, come una web tax sulle multinazionali digitali americane, affinché anche le grandi aziende tech contribuiscano equamente ai bilanci europei.
Sul tema dei dazi si inserisce anche il dibattito sulle politiche ambientali. Nichi Vendola, leader di Sinistra Italiana, critica la proposta della premier Giorgia Meloni di allentare le normative green come contromossa alle misure protezionistiche statunitensi: «Rinunciare alla sostenibilità – dice – è un insulto alle nuove generazioni».