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Acqua dal Molise alla Puglia, un tubo di pochi chilometri mette in crisi l’approvvigionamento idrico

Scoppia una nuova guerra per l’acqua tra Puglia e Molise, una lotta fra poveri che dura da decenni e che adesso, per reciproche e gravi responsabilità, rischia di far precipitare le due regioni in un’emergenza senza precedenti già dalla prossima estate.

Pomo della discordia la mancata realizzazione di due condotte ai confini regionali per recuperare annualmente circa 200 milioni di metri cubi d’acqua, che, udite udite, finisce tristemente in mare per assenza delle infrastrutture necessarie a distribuirle nei due territori.

In particolare un tubo di soli cinque chilometri che dalla diga del Liscione, nel basso Molise, dovrebbe arrivare al nodo idrico di Finocchito in Capitanata. Costo dell’operazione circa 30 milioni di euro, in cambio la Capitanata riceverebbe circa 70 milioni di metri cubi di acqua, quasi l’equivalente del deficit attuale (40 milioni presenti nelle diga di Occhito a fronte dei 120 milioni presenti lo scorso anno).

Sul fronte molisano, invece, un’altra condotta da 18 chilometri garantirebbe l’acqua per l’agricoltura ma anche per l’uso potabile evitando l’inaccettabile sperpero che va avanti da decenni.

La prospettiva

Un’ignominia, insomma, che fa gridare allo scandalo considerando anche i tanti annunci fatti in passato, uno addirittura risalente al 1984, con i lavori per le due condotte sempre sul punto di partire, ma in realtà mai avviati. Il nodo principale riguarda i ristori economici richiesti dal Molise alla Puglia. Ma a bloccare l’intesa, da ultimo, c’è anche la crisi idrica che ha investito il territorio molisano con razionamenti e riduzione di pressione nei rubinetti.

E così i rapporti fra le due regioni sono precipitati ai minimi termini con il governatore Emiliano che proprio l’altro giorno ha inviato una lettera-appello alla premier Meloni sollecitando un intervento urgente.

La risposta, quasi immediata, è arrivata in una nota del commissario nazionale per l’emergenza idrica, Nicola Dell’Acqua, che s’è detto disponibile a incontrare le due regioni per risolvere le criticità. E in effetti l’unico arbitro abilitato ad intervenire è proprio lo Stato che dovrebbe conciliare gli interessi contrapposti fra le due regioni facendo valere i principi dell’acqua pubblica e della solidarietà fra territori.

In tutto questo il capo di gabinetto del presidente Emiliano, Peppino Catalano, ha istituito una cabina di regia regionale sulla vicenda alla quale ha invitato Acquedotto Pugliese, Autorità idrica e tre assessorati regionali. Servono soluzioni immediate per evitare che fra pochi mesi in Capitanata e nel foggiano abitanti e, soprattutto, turisti siano costretti a dissetarsi o lavarsi dalle autobotti.

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