Lo tsunami è arrivato. Con l’annuncio ufficiale della sua candidatura alla presidenza della Regione, Antonio Decaro ha messo sottosopra la politica pugliese. Quello che fino a ieri era un gioco di veti, sospetti e trattative infinite, si è improvvisamente trasformato in una corsa a salire sul carro del vincitore. La candidatura dell’ex sindaco di Bari, forte delle 500mila preferenze conquistate alle Europee, ha prodotto un effetto domino.
Amici e nemici di un tempo si sono riallineati in poche ore, lasciando sul terreno più di un imbarazzo. Fino a ventiquattr’ore fa, molti lo consideravano divisivo, ostacolo insormontabile per l’unità della coalizione. Oggi, gli stessi si dichiarano entusiasti sostenitori. I primi a invertire la rotta sono stati i vertici di Alleanza Verdi e Sinistra. Proprio loro, che nelle ultime settimane avevano alzato la voce contro Decaro, accusandolo di voler imporre il veto su Nichi Vendola.
Nicola Fratoianni ha detto: «Dalla Puglia arrivano ottime notizie. Decaro è la candidatura più competitiva, Vendola sarà candidato nelle liste di Avs e questa è la migliore composizione possibile». Ancora più significativo il sostegno arrivato da «Con», la civica creata per sostenere Michele Emiliano. Il presidente, grande escluso dalla partita, ha dovuto accettare la linea dettata dal Pd nazionale. Eppure, nel comunicato del movimento, Decaro viene descritto come la «migliore scelta possibile».
Una benedizione che sa di resa: Emiliano, almeno formalmente, cede il passo all’ex sindaco di Bari, sancendo la fine di una stagione politica durata quasi vent’anni. A rendere il quadro ancora più chiaro ci sono gli applausi di Italia Viva. Davide Faraone e Teresa Bellanova, renziani della prima ora, parlano di «un amico, un grande amministratore, un punto di riferimento». La candidatura di Decaro cementa l’asse con i renziani, trasformandoli in alleato strategico e non solo soggetti di contorno magari per il futuro salto in segreteria nazionale.
Sul fronte opposto, il centrodestra assiste paralizzato. Lo stallo tra sovranisti e moderati ha prodotto un vuoto che rischia di trasformarsi in un’autostrada per Decaro. Alcuni amministratori locali, fiutando l’aria, hanno già fatto sapere di non voler restare a guardare. Non è un sostegno esplicito, ma il segnale è chiaro: senza un nome forte e condiviso, il centrodestra rischia di arrivare alle regionali già sconfitto. Il retroscena che circola nei corridoi del Pd pugliese è che la segreteria nazionale abbia imposto una soluzione «rapida e indolore» dopo mesi di logoramento.
Decaro non era il candidato di tutti, ma è diventato il candidato inevitabile e le facce tirate sul palco a Bisceglie la dicevano lunga. E ora, con l’investitura ufficiale, anche chi fino a ieri lo osteggiava è costretto ad adeguarsi.Dietro i sorrisi di circostanza, restano tensioni e ferite non rimarginate. La civica emilianista ingoia il rospo, Avs rimuove in fretta le accuse recenti, Italia Viva rilancia per ottenere spazi nella futura coalizione. Tutti si ricollocano, ma nessuno dimentica le settimane di veleni. Decaro parte così da strafavorito, con una coalizione apparentemente compatta, ma attraversata da calcoli e rancori. La partita è appena iniziata, ma il messaggio è già arrivato forte: chi non si allinea rischia di restare ai margini della prossima stagione politica.