All’origine di tutto c’era il dissesto idrogeologico in Puglia e gli urgenti appalti da affidare a professionisti del settore per la mitigazione, uno per Comune su cui intervenire.
Un affare da nove zeri e un lungo elenco di Comuni da “risanare” in tutta la regione, che avrebbe fatto gola a molti e sul quale da tempo si sono accesi i riflettori della procura di Bari e di Foggia. Un’inchiesta corposa, aperta nel 2016 e nella quale era contenuto anche un esposto anonimo, inviato alla Regione Puglia e trasmesso in Procura, nel quale si evidenziavano le anomalie in bandi fotocopia, in favore di un’azienda in particolare.
E di dissesto idrogeologico si discute anche nel filone di indagine, appena concluso con l’avviso trasmesso a quattro persone indagate: il direttore dell’Asset Puglia, (l’Agenzia strategica per lo sviluppo ecosostenibile del territori istituita nel 2017), soggetto attuatore per il Commissario straordinario per la mitigazione del rischio idrogeologico nella Regione Puglia, Elio Sannicandro (assistito dagli avvocati Michele Laforgia e Donato Colucci), l’allora assessore all’ambiente Giovanni Stea (difeso dall’avvocato AlessioCarlucci), il penalista barese Salvatore Campanelli (in qualità di consulente amministrativo e legale per il supporto al Rup per il Fondo di progettazione per gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, difeso dall’avvocato Francesco Tullio) e il funzionario regionale Daniele Sgaramella (assistito dall’avvocato Francesco Digiglio).
Quello appena chiuso con la notifica agli indagati è uno stralcio di quella inchiesta madre ancora aperta e che si arricchisce nel tempo di nuovi episodi. La procura di Bari, in sostanza, ha cristallizzato una parte delle circostanze emerse durante le indagini sulla gestione dei maxiappalti per la messa in sicurezza dei Comuni, firmando l’avviso di conclusione per i quattro.
L’accusa, ipotizzata dai pm Claudio Pinto e Savina Toscani, nei confronti di Stea è di concorso in tentata induzione indebita a dare o promettere utilità. Nel 2019, quando Stea era assessore pugliese all’Ambiente, il 25 giugno avrebbe tentato di convincere i referenti della Arevà Ingegneria srl, una ditta di Noci che si occupava della direzione lavori e della sicurezza negli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico nei comuni di Grumo Appula e Corato, a risolvere controversie corso con la Regione in sede stragiudiziale e a ritirare una denuncia, garantendo successivi incarichi.
Stessa accusa contestata a Sannicandro e a Campanelli, ai quali è contestato anche un altro episodio risalente al 1 marzo 2019. Nel corso di un incontro con la stessa azienda di Noci, i due avrebbero chiesto denaro per risolvere la controversia, presentando ai professionisti la richiesta della somma come sostegno alla campagna elettorale per le amministrative baresi del 26 maggio 2019, nella quale il legale era candidato (e poi eletto) in una lista a sostegno del sindaco Antonio Decaro, della quale faceva parte anche la sorella di Sannicandro.
Per falso materiale e per soppressione, distruzione e occultamento di atti è infine indagato il funzionario regionale Daniele Sgaramella: secondo i pm, avrebbe fatto sparire una relazione a strutture ultimata redatta il 17 gennaio 2018 dal direttore dei lavori Gianmario Conforti e relativa al Comune di Corato, sostituendola con un’altra contraffatta nei timbri e nelle firme ed alterata nel contenuto. In particolare avrebbe sostituito la parte relativa alla realizzazione di un serbatoio prefabbricato in cemento armato e le certificazioni allegate alla relazione.
Campanelli è accusato anche di violenza privata nei confronti di un ingegnere dell’Arevà: incontrandolo nel corridoio della Regione, riferendosi alla denuncia nei confronti di Sgaramella, gli avrebbe detto che se l’avesse ritirata, la ditta non sarebbe più stata ostacolata da parte del Commissario Straordinario.