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Cronaca Puglia

Traffico di rifiuti, l’allarme del procuratore Rossi: «Servono interventi legislativi»

«C’è un flusso di rifiuti che proviene purtroppo dalla Campania e vi sono già state numerose indagini anche con diverse misure cautelari eseguite». A lanciare l’allarme, ancora una volta, è il procuratore capo del tribunale di Bari, Roberto Rossi che personalmente ha già coordinato inchieste importanti sul traffico di rifiuti.

Gli interventi legislativi

Per il procuratore, allora, «il problema è che se non si rende economicamente negativo questo tipo di attività, non si fermerà mai il flusso perché i profitti sono notevoli. Occorrono interventi legislativi che permettono di rendere economicamente infruttuoso fare attività di recupero in questa maniera». L’intervento, fatto in occasione della cerimonia inaugurale di Biodiversa, riporta l’attenzione sulla pesante influenza che reati di questo tipo possono avere sull’ecosistema tutto. Un impatto devastante, se si considerano i numerosi ritrovamenti di ecoballe in particolare nel territorio del Nord barese, e il conseguente pericolo di inquinamento della falda acquifera.

I reati ambientali

Tra i reati che più colpiscono le aree protette «abbiamo ancora abusivismo seppure in maniera molto minore rispetto al passato – ha continuato il procuratore – e poi soprattutto i rifiuti. Il problema dei rifiuti è un problema sul quale tutta la società deve interrogarsi – ha aggiunto Rossi- perché la raccolta differenziata non funziona come dovrebbe funzionare, e perché purtroppo ci sono molti sciagurati che pensano che buttare del materiale così, in una zona come questa, sia un fattore irrilevante. Invece è un fattore gravissimo perché ha effetti non solo sulla salute delle persone ma anche sull’economia», ha concluso.

Gli esiti della commissione

L’evidenza del fenomeno era stata riscontrata anche dalla visita nei territori più a rischio della commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti, più volte in Puglia. Il presidente della commissione d’inchiesta, Jacopo Morrone aveva visto da vicino il deturpamento del territorio che dalla Bat va fino al Foggiano, segnato da rifiuti di ogni genere e colonne di fumo nero che ne conservano le tracce. E poi le cave, una volta fertili di marmo, ora depositi di plastiche triturate, mescolate a scarti di ogni tipo, multicolore e tossiche, scaricate con cadenza periodica dalle organizzazioni criminali provenienti dalla Campania.

Un business a sei zeri, che vede la Puglia ancora una volta “terra di mezzo”, stritolata negli interessi economico-imprenditoriali, mai sconfitti. Almeno fino ad ora. I sospetti degli inquirenti, è che esista una vera e propria rete affaristica, fatta di pugliesi così come di campani, ma anche di organizzazioni con sede all’estero, dove finisce una parte dei rifiuti, venduta per fare cassa, o smaltita nei Paesi poveri, è lì che, grazie ai favori di politici compiacenti, la terra di nessuno diventa un’altra terra dei fuochi.

All’estero, dove si trovano i paradisi fiscali e dove il denaro accumulato illecitamente viene custodito, dopo aver superato passaggi di “lavaggio” per renderlo meglio spendibile.

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